lunedì 13 novembre 2017

Non è solo calcio

Appena finita la partita ricevo il messaggio di un mio carissimo amico: Tante cose possono succedere, ma questa è una cosa che mai avrei pensato di vedere nella vita.
Rinviamo le discussioni sul problema declino del calcio italiano, parliamo di queste qualificazioni e di questo spareggio.
Il secondo posto in un girone in cui gioca la Spagna è qualcosa che si mette in conto, a livello di singoli non c'è confronto ed erano i favoriti per la qualificazione diretta. Nulla da dire su questo, semmai sul modo in cui la squadra ha giocato il girone e le ultime partite, ma in ogni caso il risultato secondo posto non è un fallimento.
Capitolo spareggio: il sorteggio ci presenta l'avversario più difficile tra le varie scelte, ma resta il fatto che siamo favoriti e quindi dobbiamo passare. Punto. All'andata giochiamo male, ma neppure loro brillano, sfortuna vuole che riescano a segnare grazie ad un tiro deviato. Noi prendiamo un palo e nel primo tempo sfioriamo il vantaggio con il colpo di testa di Belotti.
Al ritorno giochiamo solo noi, loro si chiudono dietro e basta (ricordatevene la prossima volta che qualcuno si lamenterà del catenaccio delle italiane) Mi permetto poi di chiedere se è veramente il caso di prendere lezioni di sportività da una squadra il cui portiere gettava fuori ogni rimessa dal fondo giusto per rosicchiare due o tre secondi in più. Sfioriamo il gol più volte, prendiamo una traversa, ma niente... il gol non arriva. Fine. Siamo fuori.
Valutazione tecnica: questi siamo, c'è poco da fare. Immobile e Belotti sono forti nel campionato italiano, ma hanno fino ad ora fallito tutte le prove internazionali. Gabbiadini, che pure oggi ha giocato bene, in Inghilterra fatica pure a tirare la carretta in una squadra di bassa classifica, Insigne brilla al Napoli ma in nazionale è un fantasma. Insomma, posto che chiaramente il problema non è stato in difesa, nel reparto avanzato siamo veramente deboli, prova ne è il fatto che in 180 minuti contro una squadra chiusa a riccio non siamo riusciti a segnare.
Capitolo allenatore: Ventura si è dimostrato palesemente inadeguato a guidare questa squadra alla quale non è riuscito a dare nessuna identità. Per vedere il carattere e un'idea minima di gioco abbiamo dovuto aspettare la partita della morte e una squadra che ci aspettava rintanata nella sua area.
Breve parentesi sul concetto di sportività: sento più volte diverse persone criticare il concerto italiano di sportività, secondo queste persone noi ne saremmo carenti. Non parliamo poi dei fischi all'inno (deprecabili, assolutamente), di cui però certi "italiani" si accorgono solo quando sono gli italiani a macchiarsi di tale gesto (chi ha visto qualche partita internazionale sa che lo hanno fatto anche i Francesi e gli Inglesi, giusto per citare popoli più "civili e sportiti").
Ma torniamo a noi. Da tutto questo bisogna trovare la scossa. Chiaro, chiarissimo, che il movimento è in declino, non lo scopriamo adesso, ma il calcio italiano vive una situazione identica all'Italia nel suo complesso: ai vertici vi sono politicanti incapaci di un qualsiasi progetto a medio-lungo termine, il nuovo che avanza è il figlioccio di cotanta meraviglia dirigenziale. Vi ricorda nulla?
Qualche anno fa a un certo Roberto Baggio (non pronunciare il Suo nome invano) fu affidato il compito di supervisionare il movimento calcistico giovanile italiano. Dopo qualche mese l'ex Divin Codino rassegna le dimissioni affermando che non accetta di fare da bella statuina, se la federazione è veramente interessata a realizzare qualcosa lui resta disponibile, ma finché tutte le sue proposte restano ignorate preferisce evitare di occupare una poltrona vuota. Rende l'idea di come siamo messi?
Dispiace. Dispiace per Buffon che chiude così la sua immensa storia con questa maglia, con delle parole maestose a fine partita, chiude Barzagli e con lui De Rossi. Chiudono oggi gli ultimi tre veterani di Berlino. Chiude, probabilmente, anche Chiellini. Ci sarà da rinnovare, da cambiare tutto. Sperando che si cambi veramente, e non al solo scopo di lasciare tutto com'è.
Io però vorrei tenermi in mente un'immagine precisa: Florenzi che bacia la palla prima dell'ultimo calcio d'angolo. In quel momento mi sono sentito in campo con lui, come quando da bambino sognavo di vestire un giorno quella sua stessa maglia. Florenzi. Ecco, lui meritava di andare al mondiale. Chi invece merita pienamente di restare a casa è chi in campo non va. Chi sta dietro la scrivania e decide.
Facciamo ripartire questo calcio da Florenzi, il ragazzo di Vitinia che dopo un gol corre ad abbracciare la nonna venuta per la prima volta allo stadio. Perché non è solo calcio, ma emozioni. Intense, drammatiche e meravigliose emozioni.