mercoledì 31 dicembre 2014

Un anno di letture - 2014

Qualche anno fa c'era l'abitutidine, in uno dei forum da me frequentati, di commentare brevemente i libri letti nel corso dell'anno. Si tiravano le somme spendendo due parole sui libri più interessanti, o semplicemente più belli, sulle cui pagine ci si era immersi durante l'anno che si apprestava a finire.
Ho deciso di riproporre questa tradizione sul mio blog. Non si può descrivere un libro in poche parole, per cui prendete l'iniziativa per quello che è: un semplice gioco per condividere le letture più interessanti. Se volete fare lo stesso commentate e lasciate le vostre liste.


Il Padrino di Mario Puzo
Un romanzo affascinante che cattura fino alla fine. Diverso dal film che ha ispirato, ma nonostante questo un piccolo gioiello. Una lettura che non posso che consigliare a tutti gli amici.

Parigi nel XX° secolo (Jules Verne) e Le Meraviglie del 2000 (Emilio Salgari)
Li metto insieme perché a mio avviso costituiscono un dittico interessante ed estremamente godibile. Sono entrambi ottimi romanzi, semplici nella struttura e nello stile, affrontano in modi diversi ma assolutamente paragonabili il mondo del futuro per come lo si immaignava quando era acora il futuro. Allo stesso modo possono essere uno spunto per analizzare il presente e hanno ancora molto da dirci su ciò che temiamo dal futuro e ciò che invece ci affascina Potrebbero stupirvi.

La Parabola del Seminatore & La Parabola dei Talenti di Octavia E. Butler
Un dittico affascinante e notevole. La protagonista è una donna che è capace di sperimentare come fosse suo il dolore di coloro che vivono accanto a lei. Vive in un'America che va incontro al disfacimento, in cui una crisi economica si sta portando via il tessuto sociale e sta riportando le comunità a rinchiudersi su se stesse. Sono due romanzi violenti  vividi. Allo stesso tempo raccontano di un sogno. Assolutamente consigliati.

Ciclo di Invasione e Colonizzazione di Harry Turtledove
Divertentissima saga di fantascienza. Lo spunto è un invasione aliena in piena Seconda Guerra Mondiale che costringe i terrestri a rivedere le alleanze per fronteggiare il comune nemico. Ben otto volumi per un ciclo che supera le cinquemila pagine senza mai annoiare.



Shock Economy di Naomi Klein
Meno famoso del manifesto no global No Logo, si rivela una lettura interessante per certe dinamiche che mette a nudo. Quello che Naomi Klein descrive non è il mondo delle favole, ma la cruda realtà di una cultura che parla di giardini incantati ed elefanti rosa costruiti sulle ossa di chi sta fuori dal recinto. Se volete regalarvi una lettura impegnata potrebbe essere la scelta giusta.

Il Mondo Infestato dai Demoni di Carl Sagan
L'autore è uno di quelli che non si dimentica. Un sognatore amante della logica e della razionalità. Le sue sono pagine dense di amore per la scienza in cui mette in guardia dai pericoli dell'ignoranza e dell'oscurantismo. Una scuola di pensiero critico immancabile per una mente che vuole capire.
Avere una mente aperta è una virtù, ma, come disse una volta l'ingegnere spaziale James Oberg, essa non deve essere tanto aperta da lasciarne uscire il cervello.

Permutation City di Greg Egan
Egan non offre risposte, non in senso filosofico e teologico, ma pone domande. Domande preziose, affascinanti, domande esistenziali. Domande sul senso ultimo e sull'origine di tutto. Probabilmente penalizzato da uno stile spesso astruso e non propriamente brillante esteticamente, ma la sua letteratura è traboccante di “contenuti” nella migliore tradizione della Science Fiction. In definitiva una lettura stimolante, molto, anche se un po' arida per chi predilige un certo stile ricercato. Ma, se si vuol entrare nelle questioni filosofiche che la scienza e la tecnologia hanno aperto negli ultimi decenni, Egan è una fonte inesauribile di punture di spillo. E scusate se è poco...
Cosa sono io? I dati? Il processo che li genera? Il rapporto tra i numeri?
Tutto questo messo insieme?


Se Questo è un Uomo di Primo Levi
Preferisco lasciare parlare lo stesso autore con queste righe tratte dalla sua prefazione.
 “…A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che ogni straniero è nemico. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con estrema coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segno di pericolo…”

Menti Tribali di Jonathan Haidt 
Si tratta di un saggio che si interroga sui motivi che dividono le brave persone su temi quali la religione e la politica. Haidt vi guiderà, statistiche e studi alla mano, nel fantastico mondo della visioni del mondo differenti che spingono individui diversi, ma instrinsecamente "buoni", a compiere in perfetta buona fede scelte al limite dell'assurdo. Per un curioso scherzo del destino questo libro segue in questo elenco Primo Levi. In un certo senso sono collegati.

Una Stanza Piena di Gente di Danile Keyes
La storia di un uomo nella cui mente convivono decine di persone diverse. Daniel Keyes è un autore notevole, che romanza benissimo l'esperienza di Billy Milligan. Il tema è la mente e il suo ancora inaccessibile mondo.

I Sonnambuli. Come l'Europa arrivò alla Grande Guerra di Christopher Clark
Un saggio dettagliato e affascinante sui meccanismi che imprigionarono gli Stati dell'Europa di inizio novecento fino allo scoppio della Grande Guerra. Clark racconta degli uomini che visserà quei momenti, delle ragioni e delle emozioni che governano anche gli uomini che decidono le sorti di interi popoli.

Processo Alieno di Robert J. Sawyer
Un legal-thriller in salsa fantascientifica. Nonostante uno stile semplice e tutt'altro che ricercato le opere dell'autore canadese risultano il più delle volte pervase da un'attenta analisi delle più svariate tematiche, con una particolare attenzione alle più attuali problematiche del mondo occidentale. In questo caso Sawyer se la prende con il sistema giuridico americano, con uno stile divertente e coinvolgente che tiene col fiato sospeso il lettore.
Notevole è il passaggui in cui una giurata esclusa dalla giuria poiché sostiene di essere stata rapita dagli alieni. Interrogata dal giudice sul motivo per il quale nel questionario avesse negato di aver mai visto un Ufo, mentre ammette candidamente di essere stata rapita da un disco volante, ella risponde affermando che un Ufo è un oggetto volante non identificato, mentre al contrario quello sul quale la signora é stata rapita era perfettamente identificato, trattandosi di una astronave aliena. All'esasperazione del giudice che le ricorda di aver giurato di dire «la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità», ella, in un passaggio di forte impatto logico, risponde lapidariamente «Mi perdoni, Vostro Onore, ma durante il processo è stato abbastanza chiaro che non volete niente del genere. Ho visto l'avvocato Rice, lì, e l'avvocato Ziegler, tagliare ogni tipo di risposte perché dicevano più di quanto volevano far sentire alla giuria. Per quanto ho visto, la Corte vuole risposte specifiche a domande specifiche e ristrette - ed è quello che io ho fatto».


Il Nome della Rosa di Umberto Eco
Uno di quei libri che credi siano noiosi. Poi, come con il Gattopardo, cominci a leggere e scopri un mondo affascinante. Può essere letto e apprezzato anche da chi, come il sottoscritto, non possiede una vasta cultura umanistica. 

Luminous di Greg Egan
Egan è uno dei miei scrittori preferiti. Il suo è il secondo libro a comparire in questo elenco. Si tratta di una Antologia che contiene racconti di assoluto livello.
Ogni racconto è originale e permette al lettore di calarsi in una storia in cui la scienza presenta problemi etici e morali che meritano di essere indagati attentamente. Si parla di libero arbitrio, coscienza e identità, guerra dei sessi, libertà e felicità e persino dell'essenza stessa della realtà fisica. Egan è uno scrittore che sa pensare e fa pensare.

Il Mondo di Sofia di Jostein Gaarder
Gli ho già dedicato un intero post quindi mi limiterò a ricordare che si tratta di una panoramica, in forma di romanzo, sul pensiero occidentale dalle origini a oggi. Il regalo perfetto per un piccolo curioso.

La Falce dei Cieli di Ursula K. Le Guin
L'immensa scrittrice americana è alle prese in questo romanzo con la trama della realtà e con il sogno dell'utopia. Per quanti sforzi faccia, il protagonista si rende presto conto che ogni intervento provoca un cambiamento che va ben oltre le previsioni e rende evidente che ogni utopia ha un presso da pagare, spesso spropositato. 

Prigioniero Politico di Charles Coleman Finlay 
Un romanzo breve che omaggia Primo Levi. razzismo, violenza, potere, sottomissione, vendetta e intrighi politici. Un'avventura che sa intrattenere raccontando una storia che sa far riflettere.

I Sommersi e i Salvati di Primo Levi

Si tratta di una raccolta di saggi che rappresentano forse il succo del pensiero di Primo Levi sulla sua esperienza nel lager nazista. Primo Levi è incredibilmente lucido e mostra una sovrumana capacità di raccontare e riflettere con distacco intellettuale pur parlando di esperienze che ha subito sulla propria carne e che ancora bruciano terribilmente.
 
Il Ciclo di Vita degli Oggetti Software di Ted Chiang
Un romanzo affascinante, caratterizzato da una narrazione inconsueta che alterna la pura descrizione degli eventi ai dialoghi e alle interazioni tra i protagonisti. Per certi tematiche ricorda il racconto, di Michael Swanwick, La Misura di Tutte le Cose (Urania Millemondi Estate 2005). Il tema di fondo è l'intelligenza artificiale, con tutto quel che ne consegue: interrogativi etici, questioni legali, istinto di sopravvivenza e diritti delle identità non biologiche. Sullo sfondo però si intrecciano anche questioni forse ancora più attuali come la personalità umana e il controllo della mente e delle passioni umane per mezzo delle più recenti innovazioni nel campo della chimica e della neurofisiologia. Si affronta, pur se solo brevemente, anche il concetto stesso di realtà e di percezione della stessa, ponendo a confronto le differenti modalità con cui digienti e esseri umani la sperimentano e la validità delle interpretazioni ottenute dai software e dai cervelli biologici.
Chiang descrive minuziosamente l'impatto emotivo dell'innovazione tecnologica e affronta con notevole padronanza gli aspetti morali ed etici che il progresso scientifico pone sulla nostra strada.

La Rabbia e l'Orgoglio di Oriana Fallaci
Scritto cavalcando la rabbia per l'11/9, questo libretto della Fallaci è un grido di rabbia e orgoglio che fece molto rumore all'epoca. Si tratta di un libro notevole, per quanto onestamente eccessivo e del tutto privo di senso della misura... Ma del resto parliamo di Oriana Fallaci. Vi è poco in questo libro che io mi senta di condividere, nonostante questo ritengo che meriti di essere letto perché rappresenta la voce di tanti, italiani e non, che non hanno compreso che oltre che difendersi dal nemico bisogna anche dimostrare di essere diversi e quindi di meritarsi la sopravvivenza. La Fallaci, di cui leggerò sicuramente altro, compie un enorme errore nel momento in cui trascura le ragioni per cui gli uomini agiscono a volte in gruppo e a volte singolarmente, tende a far di tutta l'erba un fascio, a identificare un noi e un loro, dimenticando o forse ignorando che oltre alle ragioni culturali e religiose esistono anche ragioni economiche, politiche e di puro interesse privat.


Sistemi di Potere di Naom Chomsky
Mi sono ritrovato a leggere questo libro in contemporanea alla lettura della Fallaci. Non potrebbe trattarsi di due libri più diversi: tanto duro Chomsky nell'attaccare l'America, quanto ingenua la Fallaci nell'esaltarla.
Neppure questo libro è esente da colpe e trascuratezze, anche Chomsky alle volte sembra peccare di ingenuità nel sognare un mondo migliore nelle mani delle masse, ma si tratta anche qui di un libro che merita sicuramente una lettura approfondita. Chomsky è straordinario nell'analizzare i sistemi di potere e di controllo delle masse, pur non riuscendo del tutto a essere credibile nel proporre alternative al sistema.
Come la Fallaci è ipeccabile nel distruggere i miti, risultando anche più credibile in quanto non ha bisogno di gridare come un pazzo furioso.


Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello
Divertente, irrisoria, tagliente e speculativa. Una lettura veloce e allo stesso tempo profondissima. Pirandello, come sempre, afronta il tema della realtà e della percezione che ognuno di noi ha di essa.
Laudisi (guardandosi allo specchio)
Eh, lo so: io dico: “tu”, e tu col dito indichi me. Va’ là, che così a tu per tu, ci conosciamo bene noi due! Il guaio è che, come ti vedo io, non ti vedono gli altri! E allora, caro mio, che diventi tu? Dico per me che, qua di fronte a te, mi vedo e mi tocco - tu, - per come ti vedono gli altri, che diventi? Un fantasma, caro, un fantasma! Eppure, vedi questi pazzi? Senza badare al fantasma che portano con sé, in se stessi, vanno correndo, pieni di curiosità, dietro il fantasma altrui! E credono che sia una cosa diversa.


 

venerdì 26 dicembre 2014

Dieci anni fa tra le pagine di un libro

Ero un normalissimo liceale che passava le giornate tra la scuola, qualche compito, lo scooter, gli amici e le partite a pallone. Come tanti bambini e ragazzi avevo le mie passioni, ma in quella vita di paese senza internet e priva di una qualunque libreria nel raggio di trenta chilometri, non è semplice andare oltre le pagine studiate a scuola. E anche la scuola, almeno "quella" scuola, non era certo il luogo giusto per insegnare a un ragazzo a pensare e interessarsi a qualcosa che andasse oltre alla "lezioncina".
Sono arrivato tardi alla lettura. Da piccolo mia madre ogni tanto mi invogliava a leggere qualche libro, ma i consigli erano sempre gli stessi, libri che alla mia età che andava dai 10 ai 15 anni mi parevano noiosi, vecchi ed inutili. Ovviamente mia madre mi consigliava i classici per ragazzi, ma il problema era che tutti gli adulti parlavano dei libri "vecchi", non riuscivo insomma a trovare un senso nella lattura di quei libri e me ne mantenevo a debita distanza. Fin da piccolo comunque leggevo tanti fumetti, tutti legati a Topolino e Paperino. Poi a 11 anni cominciai per la scuola un libro di cui dovevo fare il riassunto, La Capanna dello Zio Tom, che non lessi poi tutto perchè a quel tempo mi parse troppo lungo. Il riassunto non ricordo in che modo lo feci, ma presi comunque un bel vo.
Ripresi quel libro qualche anno dopo, e stavolta me ne appassionai, commisi però l'errore di leggere la prefazione, dove purtroppo si svelava la fine della storia, questo mi fece abbandonare il libro che rimane forse l'unico, o uno dei pochissimi, che non ho mai terminato.
La mia storia di lettore inizia nell'estate 2004, con l'uscita in edicola dell'enciclopedia storica allegata a La Repubblica, e con l'acquisto di diverse riviste come Le Scienze, Quark, Newton, La Macchina del Tempo.
Capita che in quell'estate il quotidiano "La Repubblica" decide di portare in edicola l'Enciclopedia Storica Utet. Da sempre appassionato di Storia, con la S maiuscola, non mi lasciai scappare l'occasione. Pres  il primo volume e iniziai subito a leggerlo.
Parlava della preistoria umana e dei primi popoli della Mesopotamia fino ad arrivare all'Antico Egitto. Tutto inizia così. Prima c'era stato qualche libro, Harry Potter ad esempio, ma la mia storia d'amore con la lettura comincia con quel primo volume. 
Quindici volumi da ottocento pagine, tranne il quindicesimo che ne aveva quattrocento, tutti divorati nell'arco di poco più di dodici mesi.
Intanto cominciai, sempre in edicola, ad acquistare tutte le riviste che trattavano argomenti "interessanti". Ricordo Quark, La Macchina del Tempo, Focus, Mind, Le Scienze (che leggo ancora oggi) e tante altre. A un certo punto mi ritrovai a comprare un paio di riviste a settimana che poi passavo alle compagne di classe durante le noiosissime ore di lezione. Poi quell'inverno alcune circostanze mi gettarono fra le braccia una valanga di libri.
Innanzitutto avevo notevoli problemi con i miei amici storici, e con la mia classe, quindi mi ero isolato fino a restare quasi del tutto solo e non sapevo come passare il tempo, inoltre durante le vacanze di natale   rimasi a letto per un intervento di asportazione di un dente del giudizio e successivamente per la febbre.
Nei giorni precedenti,spulciando quegli scaffali avevo trovato alcuni libri in edizione economica. Leggendo i titoli e le trame ne rimasi affascinato. Poi vidi il prezzo e mi accorsi che con la modica cifra di 4 euro a volume potevo portarmi a casa interi universi da leggere ed esplorare. Avevo scoperto Urania.
E allora acquistai subito tutto l'acquistabile. Mi portai nello zaino 4 volumi, di cui uno conteneva ben tre romanzi brevi. 
Fu amore a prima vista. Così passai a letto più della metà delle vacanze. Ma non fu una degenza sofferta, al contrario fu una delle vacanze più belle della mia vita. Trascorsi quei giorni con la testa sul cuscino e la mente proiettata verso altri mondi e altre possibilità.
Lessi storie bellissime e affascinanti e nel giro di un anno, da quel dicembre al successivo, divorai ben sessanta libri, compresi dodici di quei famosi quindici volumi. Io che fino ad allora di libri non ne avevo letti neppure una decina in tutta la mia vita.
A quel punto mi ero ormai appassionato alla lettura, perchè avevo scoperto un tipo di letteratura che mi stimolava, non solo perchè la fantascienza mi era sempre piaciuta, ma soprattutto perchè dietro la finzione letteraria si trovava lo stimolo per la riflessione riguardo tematica che ritenevo importanti e appassionanti. Cominciai a divorare quindi fantascienza, scienza e storia, poi piano piano la mia passione mi ha portato a leggere anche saggi politici, classici della filosofia e della letteratura.
A questo colpo di fulmine contribuì probabilmente l'aver avuto in quei mesi un'insegnante straordinaria a insegnarci Storia e Filosofia. A volte anche la scuola aiuta.
Sono passati dieci anni, una bella fetta della mia vita, e tante letture. Oggi la mia biblioteca personale conta centinaia di volumi e un numero imprecisato di ebook. Per chi non ama leggere potrà sembrare strano dedicare a questa passione un intervento come questo,  ma vi assicuro che alle volte basta aprire un libro per proiettarsi nella mente di un altro ed esplorare le meraviglie dell'universo, conosciuto e non.
Non potrò mai dimenticare quel Natale letteralmente magico, quel libro letto mentre insieme alla famiglia aspettavo lo scoccare della mezzanotte per festeggiare il capodanno. Alle volte è solo questione di atmosfera: il posto giusto, le persone giuste, il libro giusto.












domenica 21 dicembre 2014

Qualcosa in più e un grazie a una vecchia amica

Nel mio precedente intervento ho parlato di amici perduti e amici lasciati nel limbo.
Ci sono però amici meno intimi forse ma di cui spesso rimpiango di più l'assenza. Persone con cui i rapporti sono stati meno frequenti, ma importanti per altri motivi.
E rileggendo le vecchie e-mail provo la sensazione di chi teme di non averci capito nulla. Leggo i messaggi di chi apprezzava ciò che scrivevo e si dispiaceva del mio desiderio di porre fine a quella esperienza. C'è chi mi dimostra affetto e chi appena letta l'ultma parola raccoglie tutto in un unico scritto e mi manda il PDF con tutte le mie puntate. E chi addirittura dice di stimarmi perché avevo voluto restare e provare a cambiare il luogo in cui ero cresciuto.
Se ripenso a quel me stesso lo rivedo ingenuo, ma sognatore. Oggi mi sento meno Peter Pan, sento di aver messo da parte le ingenuità di un'età in cui puoi permetterti di pensare al tuo prossimo come a un altro te stesso. Sono cresciuto, eppure temo di aver perso qualcosa per strada perché nel momento in cui guardando un altro uomo non puoi più riconoscere in lui una speranza, ma al contrario una minaccia, hai messo da parte la speranza.

Quando tu riesci a non aver più un ideale, perché osservando la vita sembra un enorme pupazzata, senza nesso, senza spiegazione mai; quando tu non hai più un sentimento, perché sei riuscito a non stimare, a non curare più gli uomini e le cose, e ti manca perciò l'abitudine, che non trovi, e l'occupazione, che sdegni – quando tu, in una parola, vivrai senza la vita, penserai senza un pensiero, sentirai senza cuore – allora tu non saprai che fare: sarai un viandante senza casa, un uccello senza nido. Io sono così. (Luigi Pirandello - da una lettera alla sorella Lina, 13 ottobre 1886)
Luigi Pirandello ha tanto da dirci. Ogni volta che rileggo queste righe mi chiedo come faccia a sapere, in quel giorno di centoventotto anni fa, come mi sarei sentito oggi io.

Forse è tardi per risponderti, forse no. E preferisco farlo in via privata.
Ho apprezzato ciò che hai fatto finora, leggendo le tue riflessioni [...]
Ti ho sempre ammirato perchè hai fatto scelte diverse dalle mie: io ho scelto di andar via e non lottare, tu hai creduto che anche Palma andasse cambiata e ci hai provato almeno con i più giovani(e non solo). Mi spiace che tutto questo non abbia avuto buon esito.
[...]Nel Vincenzo più strettamente "politico" ho visto una persona in continua evoluzione, una mente particolare che non si sofferma su una singola ideologia ma che, in modo ricettivo, coglie ciò che di buono e giusto può arricchirla e completarla. Un giorno su msn ti ho visto ascoltar De Andrè, non ricordo di preciso cosa ma mi colpì: la mia prima reazione è stata un sorriso...(beh, almeno non ascolti Laura Pausini come alcuni anni fa...eh eh eh)
Sai, credo che un vero problema,oltre l'incomunicabilità, sia la frenesia a cui siamo soggetti , l'egocentricità che ci porta talvolta a vedere solo nel nostro metro quadrato in cui viviamo ed a cui circoscriviamo i nostri problemi, i nostri impegni. E che ci porta anche a trascurare le amicizie, le quali invece necessitano di essere coltivate. Forse io e te che non ci sentiamo/vediamo da mesi ne siamo l'esempio...E' vero che un amico reale non si giudica dal tempo trascorso insieme, ma scorre per tutti e, con nuove esperienze, ci cambia, nelle abitudini del quotidiano, nei nuovi obiettivi da raggiungere, nel grado di confidenza che dopo tempo può essere difficile da restaurare. A volte mi auguro di sbagliare su ciò, ma mi rendo conto che è così.

Queste sono le parole che mi scrisse una cara amica dopo aver letto della mia ultima, disillusa, puntata. La sua lettera mi colpì tantissimo, mi fece sorridere. Voglio ringraziarla oggi, a distanza di anni, ma non renderò pubblico il suo nome rispettando la sua volontà di restare anonima.
Non nascondo oggi che anche allora mi chiesi se davvero meritassi quelle parole così piene di stima e affetto. E adesso a rileggerle continua a pungolarmi il tarlo di non essere veramente degno di tale considerazione. Eppure se qualcuno ha trovato del buono in me e in quello che scrivevo vuol dire che almeno qualcosa di ciò che facevo aveva del buono. E forse la chiave è semplicemente fare qualcosa di buono, così come viene, così come ne siamo capaci. Non sono necessarie le grandi cose. Alle volte basta fare poco per lasciare un seme nel cuore di qualcuno. Un medico si accorge presto che tutto ciò che fa il più delle volte è solo un rallentare l'inevitabile, ma quel poco può far la differenza nel dare dignità ad una persona che combatte altrimenti da sola la sua battaglia. Forse non è necessario essere eroi, forse basta fare ogni giorno quel qualcosa che ci permette la sera di andare a dormire senza rimorsi e risvegliarci la mattina senza la paura di guardarci allo specchio e non riconoscere in quel viso le nostre speranze giovanili. E la vita insegna che dall'infinitamente piccolo può nascere l'infinitamente grande. Anche perché la società perfetta non serve a nulla se l'umanità per cui è costruita non esiste.

Da quando ho maturato un minimo senso civico e politico ho sempre pensato che prima ancora dell'impegno per le aree verdi, prima dell'impegno per una politica pulita, prima dei comitati per questo e quell'altro, prima della associazioni per qualunque meritoria iniziativa fosse necessario un passaggio fondamentale: la creazione del senso di comunità. Non si può pensare di convincere qualcuno a impegnarsi per un qualcosa che vada oltre la sua immediata utilità se non lo si convince di essere parte di una società. Io personalmente non mi sento motivato a far nulla di sociale se non sono parte di quel sociale per il quale dovrei impegnarmi.
Un senso di responsabilità sociale che vada al di là della famiglia, o al massimo della tribù, richiede fantasia, devozione, lealtà, tutte le virtù più alte che un uomo deve sviluppare autonomamente. Se gliele imporrete, finirà per rigettarle.
Robert Heinlein
Tutto passa attraverso questo.

mercoledì 17 dicembre 2014

Non parlarsi più, non scordarsi mai.

Uno dei motivi che mi hanno spinto a rimettere in piedi un blog personale è il mio feticismo per la rilettura delle cose vecchie. Delle vecchie pagine scritte da me o da altri. Non è solo il desiderio di andare a vedre cosa scrivevo su questo o su quello, quanto piuttosto il sapore agrodolce delle lettere perdute, di tutte quelle pagine dense di emozioni e passioni personali. Amo ritrovare le righe in cui parlavo di me, della mia vita, delle mie speranze e delusioni, amo anche di più rileggere le vecchie lettere degli amici trovati e a volte lasciati per strada. Si prova un senso di transitorietà nel ritrovare, e riscoprire, le parole che vecchi amici ci hanno dedicato in un raptus di sincerità. E a un tratto vorresti prendere il telefono che è a pochi centimetri dalla tastiera con cui stai scrivendo questo pezzo, e vorresti fare un numero e chiamare quell'amico per risentirlo, per chiedergli che cazzo abbiamo fatto in questi anni per perderci così. Poi ti ricordi di quello che è successo, o di quello che non è successo, ti tornano in mente le incomprensioni e le piccole ferite che, stranamente, a volte sono tutto quello che riusciamo a ricordarci di un rapporto durato anni e che si è spent lentamente. E penso a tutti quelli che continuano a ripetere lo stupido mantra che fa "Se ci tiene veramente a te allora ti cercherà". E penso che ogni volta che questo mantra se lo ricordano in due finisce un rapporto, una storia, una relazione, una amicizia.


poi col tempo, con i cambiamenti, ci siamo allontanati e, quando dovevo partire per roma, due mesi fa, sapevo che probabilmente con loro non avrei mai più avuto un attimo di sincera amicizia, invece un pomeriggio uno di loro mi chiama per sentire come sto, come me la cavo, quando ritorno giu.
Ho capito in questi ultimi mesi, anche in quest’estate, che le persone non sono ne buone ne cattive, tutti abbiamo la nostra vita, abbiamo le nostre speranze, le nostre priorità, che cambiano col tempo. Un amico però resta sempre nel cuore, non lo dimenticherai mai. Ci sono persone che oltre ad averlo nel cuore cercano di ricostruire quell’amicizia, altre che si accontentano di passare qualche minuto insieme in ricordo dei bei tempi che furono, altre che invece non hanno il coraggio di fare nulla, ma tutti, TUTTI, vogliamo dentro di noi indietro i nostri amici, quelli che ci hanno aiutato a superare le proprie paure, non per gentile concessione del loro aiuto, ma perchè le nostre paure erano anche le loro, e quindi è come se fossimo stati compagni di avventura, due soldati insieme al fronte, in una trincea, con il modno intorno da affrontare…(10 Dicembre 2006)

E rileggendo queste parole c'è una parte di me che le considera ancora vere. Perché lo leggo negli occhi degli amici lasciati per strada quando capita di incontrarsi per caso, lo sento nella voce quando ci si saluta e c'è imbarazzo, tristezza, piacere nel rivedersi. Emozioni contrastanti che però senti tu e sente anche l'altro... e lo sai.
Eppure non sembra esserci modo di tornare indietro, di essere ancora una volta amici per sempre, come due vecchia amanti che dopo essersi persi per troppo tempo sono ancora in qualche modo legati pur sapendo che non potranno mai più essere uniti. E quindi vivi la strana sensazione di avere accanto una persona che per certi versi ti capirà come pochi altri, mentre allo stesso tempo continuerà a sbagliarsi sul tuo conto. E tu farai lo stesso, convinto di conoscere una persona che intanto ha vissuto mille altre vite.

Si può essere amici per sempre,
anche quando le feste finiscono
e si rompono gli incantesimi.

Si può anche venire alle mani,
poi dividersi gli ultimi spiccioli,
non parlarsi più, non scordarsi mai.

E certe volte è semplicemente bello crederci...

E chissà se,
ora che un anno passa come passava allora un mese,
sono il solo a pensarci
o se siamo in tanti seppur separati e distanti.

Perché non so se è questione di più e meno, ma c'è il bello e c'è il brutto. E chissà cos'è quel che più conta, o meno conta.

venerdì 12 dicembre 2014

Nessun titolo per questo

Crediamo di proteggerci andando in letargo,
ma il tempo che passiamo nel sonno non torna indietro.
Se ne va via come sempre,
l’abbiamo perso per sempre…
e non l’abbiamo vissuto.
(14 Febbraio 2008)

E non c'è altro... In fondo basta questo.

sabato 6 dicembre 2014

Considero Valore

Condivido con voi il mio intervento a Considero Valore, splendida serata organizzata da Gioventù Palmese nell'ormai lontano 2008. Buona lettura.




Non sono un poeta.. non sono in grado di mettere in versi i miei pensieri. Sono un adolescente in ritardo…sono un ragazzo con la mente piena di idee e speranze che si muovono nella mia testa causando un vortice di sensazioni. Sono un uomo che desidera nutrire la propria mente di emozioni…

Vorrei riuscire ad aprirmi a voi, farvi entrare nella mia mente per mostrarvi quello in cui credo,per farvi comprendere quella moltitudine incoerente e variegata di sensazioni, emozioni, speranze, sogni che mi sento in diritto di considerare “i miei valori”.

In un mondo in cui la scienza e la filosofia dibattono sul tema della vita, litigando su cosa sia, e cosa non sia, la vita; in un mondo in cui le recenti scoperte scientifiche ci impongono di rivedere tutta la tradizione del pensiero occidentale; in un mondo in cui a seconda delle premesse si può considerare vivo un virus, o morto un uomo privo di attività cerebrale... Io considero valore la vita stessa, qualunque cosa sia e qualunque significato abbia. Ammesso che abbia un significato.

In un mondo in cui si discute se la vera libertà derivi dalla fede cieca in un dogma, oppure dall’assenza di assoluto; in un mondo in cui si dibatte se la libertà sia una concessione oppure una conquista io considero valore la libertà, nella convinzione che la vera libertà sia una condizione della mente, che non può essere imposta, ma solo scoperta e conquistata.

In un mondo in cui siamo sempre più estranei l’uno con l’altro ed abbiamo sempre più paura ad essere autentici io considero valore la scrittura, per tutti quelli che, come me, riescono a dire con la penna quello che non riescono a dire con le parole.

Considero valore l’affetto, la comprensione, la sincerità, l’amicizia, e considero felice colui che riesce a sentirsi amato nella solitudine.

Considero valore il cielo stellato. Considero valore poter ammirare le stelle in riva al mare godendo del suo profumo.

Considero valore rileggere vecchi messaggi sul cellulare, che mi ricordano l’affetto di chi mi vuole bene e mi è lontano.

Considero valore la follia! la meraviglia, la sorpresa, considero valore il mare, la mia Sicilia, e la mia casa.

Considero valore il mio paese, non perché sia il migliore, ma semplicemente perché è il mio paese.

Considero valore la mia gente, la mia famiglia, mia sorella, i miei genitori.

Considero valore la mia patria, la mia bandiera e la sua storia.

Considero valore tutte le volte che ho amato, pur soffrendo per gli innumerevoli rifiuti, perché ho imparato a non vergognarmi delle mie sensazioni, ed a non nasconderle per la paura di essere nudo.

Considero valore l’evoluzione, il cambiamento, perché la vita è evoluzione e cambiamento.

Considero valore le lacrime di mia madre, quando da piccolo mettevo a dura prova i suoi nervi già provati dalle dure prove che in quegli anni la mia famiglia doveva affrontare. E ricordo le sue lacrime mentre mi abbracciava, quando ancora non sapevo parlare, eppure vedendola triste mi calmavo, soffrivo con lei fino a quando insieme eravamo come una cosa sola e ritrovavamo la pace e l’affetto.

Considero valore le lacrime di mio padre. E non dimenticherò mai il nostro abbraccio la sera in cui salutammo per l’ultima volta mio nonno. Ero solo un bambino, ma qualcosa mi spinse ad abbracciarlo mentre abbandonava la stanza in cui eravamo abituati a vederlo seduto. Considero valore il ricordo dei nostri giochi sul divano, quando da piccolo gli saltavo addosso da ogni possibile punto della cucina e lui riusciva sempre ad evitare che mi facessi male. Considero valore i suoi innumerevoli tentativi di mettermi in guardia dal mondo, dalla sua crudeltà e spietatezza, tutte quelle volte in cui cerca di mascherare la propria anima e svolgere il ruolo di padre cercando di proteggermi.

Considero valore il ricordo di chi non c’è più. Considero valore l’eco delle sue parole in punto di morte…

Considero valore una serata fra amici, una notte passata in spiaggia con la giusta compagnia, considero valore un bagno di mezzanotte e l’alba fra gli scogli.

Considero valore una partita a pallone con i miei amici,  con la stessa identica formazione dei bei vecchi tempi.

Considero valore la lettura e l’odore di carta immergendomi fra le pagine di un libro.

Considero valore le mie puntate, anche se molti di voi non possono conoscerle, perché mi permettono di esprimere le mie emozioni e le mie speranze.

Considero valore la diversità,la gioia. Considero valore tutti coloro che sono entrati nella mia vita, a prescindere da come ne siano usciti, perché hanno inevitabilmente contribuito a fare di me quello che sono.
Considero valore l’autenticità, perché penso che troppe volte ci mascheriamo così tanto da non riconoscere negli altri le stesse sensazioni, le stesse speranze che vorremmo condividere con qualcuno.

In un mondo il cui ci chiediamo sempre se sia meglio essere o piuttosto apparire,  e finiamo sempre per scegliere di apparire per la paura di mostrarci nudi…, considero valore questa serata. Perché spero possa servire a farci riflettere e a scoprire ognuno l’animo dell’altro…

Spero di essere riuscito a farvi entrare nella mia mente. Questa è solo una piccola parte...

domenica 30 novembre 2014

Un consiglio vecchio nove anni

Questo è un pezzo pubblicato sul mio vecchio blog il 23 giugno 2009. Ogni tanto mi piace andare a rileggere le mie vecchie cose e, ancora di più, apprezzo i commenti lasciati dagli amici che c'erano e magari adesso non ci sono più. Questo post fu ispirato dal ricordo di una professoressa del liceo, forse la migliore che io abbia mai avuto. Credo che quel consiglio oggi, a distanza di nove anni e più, debba essere ancora valido.



Ci sono delle parole che non si posso dimenticare,
dette da chi ha attraversato la nostra vita e ha lasciato qualcosa di indelebile.
Ci lasciano un messaggio marchiato a fuoco sulla carne
che porteremo per sempre con noi...




In quell’età che più di tutte profuma di libertà ed emozioni,
quando tutto è nuovo,
quando tutto è importante...






in quel luogo in cui invece sentiamo le prigioni della società,
una persona fu educatrice, prima ancora che insegnante…
le sue parole ed il suo carisma hanno toccato molti di noi,
che dopo quattro anni ancora ricordiamo con affetto e piacere
quelle sue parole che ci facevano sentire liberi...
...e vivi




ed un consiglio...
diverso dai soliti consigli che danno i grandi:

NUTRITE IL VOSTRO CERVELLO DI EMOZIONI!




Grazie professoressa...



giovedì 27 novembre 2014

Ursula Le Guin e il ruolo della letteratura

L'ispirazione per il post di oggi è il discorso di Ursula K. Le Guin, scrittice americana del fantastico,  premiata col National Book Awards per il suo contributo alla letteratura americana.



Per chi non mastica l'inglese ecco la traduzione di Silvio Sosio.
La scrittrice americana, dopo aver ringraziato famiglia e collaboratori, ha voluto condividere idealmente il premio con i colleghi del fantastico che per decenni sono stati considerati mestieranti di serie B ed ha poi espresso la convinzione che il ruolo della letteratura non è il semplice intrattenimento o la scalata dei bestseller, bensì la capacità di sperimentare e immaginare una realtà differente, ricordando che quello che oggi diamo per scontato non è necessariamente immutabile.
È nella letteratura, nella poesia, nel dramma, nel romanzo che i modelli filosofici e il vaglio delle possibilità metafisiche e morali ricevono la densità, il peso realizzato ed esistenziale (letteralmente, la Dichtung) della vita vissuta.
(George Steiner)
L'arte, e in questo caso la letteratura, non può ridursi a semplice esercizio di stile, a mera ricerca del piacere e dell'intrattenimento, a puro altare per l'ego dell'artista. Allo stesso tempo non può essere un semplice elenco di fatti, idee e concetti. Il ruolo dell'artista, il talento, sta nel saper costruire un immaginario in cui il fruitore dell'opera, sia essa un dipinto o un romanzo, possa immedesimarsi in modo da sentire sulla propria pelle l'impatto di un concetto, di un'idea, di un emozione, che non avrebbe avuto modo di conoscere e sperimentare altrimenti. Lo scrittore immagina una storia e rende possibile al lettore il "vivere" un'esperienza dalla quale può uscire trasformato, dopo aver assaporato una nuova prospettiva.
L'arte non può sostituire lo studio, ma può integrarlo e rendere tangibile un'idea, esattamente come un film o un videogioco ambientato nell'antica Roma possono rendere l'idea di quell'epoca molto meglio delle pagine di un testo scolastico.
[...] avremo bisogno delle voci di scrittori capaci di vedere alternative al modo in cui viviamo ora, capaci di vedere, al di là di una società stretta dalla paura e dall'ossessione tecnologica, altri modi di essere, e immaginare persino nuove basi per la speranza. Abbiamo bisogno di scrittori che si ricordino la libertà. Poeti, visionari, realisti di una realtà più grande.[...]
Una cosa è ipotizzare un sistema sociale migliore, ben altra cosa è  realizzarlo. La letteratura può porsi in mezzo. Può porre, nel suo immaginifico, l'uomo in una utopia e guidare il lettore al suo interno, permettendogli di sperimentare, pur con i limiti di una finzione letteraria, le differenze con la realtà del suo vissuto.

[...]I libri non sono merce. Gli scopi del mercato sono spesso in conflitto con gli scopi dell'arte. Viviamo nel capitalismo, e il suo potere sembra assoluto… ma attenzione, lo sembrava anche il diritto divino dei re. Gli esseri umani possono resistere e sfidare ogni potere umano. La resistenza spesso comincia con l'arte, e ancora più spesso con la nostra arte, l'arte delle parole.
 Etichettata per decenni come "narrativa di serie B" e "buona la massimo per i bambini", la fantascienza è la letteratura dell'alternativa, delle speranze di una realtà differente, magari migliore, e allo stesso tempo è la sentinella che ci mette in guardia sulle conseguenze, a volte negative, dei cambiamenti che sono in atto.
Mentre i professionisti del mainstream starnazzano in tv e sui giornali affrontando in maniera superficiale quelli che sarebbero temi fondamentali per ogni buon cittadino (e individuo pensante) come l'ingegneria genetica, l'ambiente, il concetto di genere, da decenni gli scrittori di fantascienza affrontano gli stessi argomenti con ben più competenza dell'opinionista della tv. Rendendo semplice e divertente per chi non conosce certi argomenti almeno un primo approccio.
Quando nel 2010 fra le tracce della prova di italiano agli esami di maturità i candidati si sono trovati di fronte un saggio sul tema “Siamo Soli?” nessuno stupore di fronte alle grette e rivelatrici reazioni del mondo accademico e della società in generale. Di fronte ad una traccia d’esame che chiedeva allo studente di affrontare il tema della vita fuori dal pianeta Terra la reazione universale è stata di scherno:" ma come?adesso abbiamo gli ufo alla maturità? Come siamo caduti in basso". Le stesse tracce indicate dal Ministero erano ben lontane dall'offrire una panoramica quantomeno decente sull'argomento. In realtà sembravano scelte allo scopo di indirizzare i candidati verso una critica della scienza, e della dignità di cui essa avrebbe privato l'uomo, e allo stesso tempo ponevano la questione della vita nell'universo come un atto di fede, quasi a voler privare la questione del diritto di cittadinanza in ambito filosofico e scientifico.
In realtà degli effetti della scienza e delle reazioni dell'uomo alla teconologia e allo shock del futuro ne hanno già parlato, e continuano a parlarne, gli scrittori di quella fantascienza che ancora oggi qualcuno considera solo omini verdi e raggi spaziali.  
Per fortuna c'è chi, nonostante tutto, ha voglia di guardare più lontano e ricominciare a sognare...



domenica 23 novembre 2014

Bladerunner, la medicina e la fantascienza che ci aveva avvisati

Quello che segue è un mio intervento pubblicato su Cronache di un Sole Lontano, che prende spunto da un romanzo di Alan E. Nourse per affrontare il tema della sanità. Buona lettura.


Una delle caratteristiche più dirompenti della fantascienza è quella di proporre idee nude e crude. Tra meravigliose astronavi, pianeti incredibili, tecnologie avveniristiche e alieni di ogni forma e dimensione, si cela in buona parte del genere un insidioso serpente che perseguita i cervelli dormienti del popolo assonnato: l'idea.
Lungi dall'accettare l'etichetta affibbiatagli con troppa celerità dall'élite intellettuale, la stessa che giusto qualche anno fa bollò il tema della vita nell'universo come insignificante, generazioni di autori hanno deliziato le menti dei loro voraci lettori disseminando le pagine della letteratura popolare con il serpente dell'Eden. Questi infingardi hanno osato sporcare la letteratura popolare introducendo il seme del pensiero, proponendo nelle proprie pagine audaci ipotesi scientifiche, sociali, tecnologiche e politiche. E allora accanto all'imprescindibile sense of wonder che fa ancora oggi innamorare migliaia di lettori ecco che l'opera di fantascienza si fa portatrice tra il volgo di temi che altrimenti sarebbe ben difficile trovare in opere considerate “commerciali”.
Caratteristica propria della fantascienza, a volte chiamata non a caso letteratura d'anticipazione, è quella di affrontare temi di particolare rilevanza sociale ben prima che essi diventino consapevolezza comune. E poco importa che non sempre il prodotto sia eccellente in quanto a stile, quello che conta è il fatto che introduca certi temi in forma leggera, scorrevole, offrendo la possibilità al lettore di svagarsi e allo stesso tempo stuzzicando la sua curiosità verso ciò che va oltre il suo naso.
È questo il caso del romanzo Medicorriere (Bladerunner nell'originale) di Alan Edward Nourse, scrittore americano del novecento e, non a caso, medico.
Si tratta di uno di quei romanzi veloci, rapidi da leggere e rapidi nella trama, non particolarmente curati nello stile, come neppure nella trattazione dei personaggi, ma che offrono quel quid imprescindibile per il lettore che vuole dilettarsi nel classico “e se...?”
In questo romanzo del 1974 Nourse descrive un'America alle prese con crisi sanitaria che ha rischiato di portare la nazione al collasso. A causa dell'invecchiamento della popolazione e dell'aumento delle malattie croniche, la spesa sanitaria è aumentata vertiginosamente, causando un peso sempre crescente in termini economici per i più giovani, sulle cui spalle ricade il peso delle tasse necessarie necessarie a sostenere le spese dei più anziani (vi ricorda qualcosa?).
Non può mancare l'eugenetica, adattata all'America liberale, in cui nulla può essere imposto direttamente, ma solo tramite scelta almeno apparentemente libera. Tornano infatti alla ribalta le teorie sul progressivo decadimento del pool genetico della razza umana. A causa delle cure sviluppate dalla medicina infatti, sempre più persone “deboli” e malate riescono a sopravvivere e, purtroppo per i nostri geni collettivi, a riprodursi. La conseguenza di questo è ovviamente un peggioramento della salute a monte, e cioè al netto della medicina. Se infatti grazie alle cure mediche la salute è drasticamente migliorata, è altrettanto vero che sempre più medici, e farmaci, servono per garantire quella che un tempo era la normalità.
Da questa premessa, attuale oggi esattamente come quaranta anni fa, l'estrema conseguenza è immaginare un sistema sanitario che preveda le cure gratuite per ogni individuo a condizione che colui che ne usufruisca rinunci al diritto di procreare! La soluzione a entrambi i problemi, il peso crescente della spesa sanitaria e il peggioramento del pool genetico, è la sterilizzazioni di quanti chiedono il privilegio di usufruire delle cure gratuite. L'ovvia conseguenza di questa situazione è il proliferare della medicina clandestina: un numero sempre maggiore di medici offre le proprie prestazioni clandestinamente per quanti desiderano curarsi senza pagarne le indesiderate conseguenze.
Ed ecco spiegato il titolo del romanzo, Medicorriere: il protagonista della storia è infatti Billy, un giovanissimo medicorriere, specializzato cioè nel rifornire il medico per cui lavora di tutti i ferri necessari alle operazioni “non autorizzate” e nel reperire il materiale sanitario più generico, come anche i farmaci. Billy, insieme alla giovane infermiera Molly, lavora per il dottor Long. Questi ha perso moglie e figlia negli incidenti scoppiati a causa dell'insostenibile situazione che ha portato alle drastiche scelte in ambito sanitario di cui abbiamo parlato. Numerose persone hanno infatti trasformato la propria frustrazione in rabbia verso la medicina in generale. Seguendo il messia di turno che professa il credo secondo cui la medicina non è utile, ma anzi dannosa, si sono trasformati in fanatici persecutori della classe medica, pronti a bastonare e perfino uccidere chiunque la eserciti (anche questo è un tema estremamente attuale: basti pensare alle sempre più estreme proteste contro la sperimentazione sugli animali e l'ambiente medico in generale).
Il dottor Long però ha deciso di dedicarsi, nonostante le proprie tristi vicende, alla cura di quanti si rifiutano di accettare il diktat imposto dalla legge. Imprescindibile sarà per il suo lavoro il nostro Billy, che diventerà fondamentale quando una subdola epidemia virale rischierà di sterminare rapidamente l'intera popolazione e farà tremare l'equilibrio sanitario raggiunto dalla legge eugenetica.
Nonostante si tratti di un romanzo di sole duecento pagine i temi trattati sono tanti e importanti: il costo crescente della sanità, il sempre maggiore numero dei malati e soprattutto delle malattie croniche (cioè quelle che si protraggono per anni o decenni), il senso di sfiducia verso la scienza medica e l'intolleranza verso di essa di alcune frange della popolazione, il controllo eugenetico (rivisitato in questo romanzo in chiave decisamente differente rispetto alle più classiche sterilizzazioni forzate).
In tempi di recessione economica, quali quelli che ci troviamo ad affrontare, i tagli alla spesa pubblica si fanno sempre più massicci. Accanto ai soldi recuperati dagli sprechi vi sono però le sempre più grandi difficoltà di chi si trova ogni giorno a dover trattare sempre più pazienti con terapie sempre più costose e con risorse sempre meno adeguate. I tagli non risparmiano nessuno, persino il numero di borse di specializzazione per i giovani medici neolaureati che intendono intraprendere il percorso di specializzazione (oggi necessario per esercitare la professione a meno che non ci si voglia limitare alle guardie mediche) è diminuito negli ultimi anni e sembra che diverrà sempre più irrisorio.
Come nel romanzo di Nourse, anche oggi assistiamo al paradosso di una società che richiede sempre più cure e che però, a causa dei costi, forma sempre meno personale qualificato. I costi sanitari non lasciano spazio di manovra: del resto le terapie croniche sono quelle più remunerative per le case farmaceutiche, che possono guadagnare molto da un farmaco che un paziente è costretto a prendere per dieci o addirittura vent'anni.
E se in Italia una parte della soluzione può essere quella di tagliare gli esami diagnostici inutili (e ve ne sono tanti), in America al contrario questi continuano a proliferare, in quanto il loro costo  ricade sulle assicurazioni private, che a loro volta si rifanno sul cittadino: il risultato è ovviamente lo stesso.
La scienza del ventesimo secolo ci aveva promesso meraviglie e non pochi esaltati si sono spinti in passato a prevedere addirittura la vittoria su tutte le malattie e perfino sulla morte. Di fronte invece all'ineluttabile realtà del decadimento biologico e della morte, che può essere ritardata ma non evitata, le promesse della medicina si sono trasformate in un boomerang e sempre più spesso assistiamo alla tragedia di chi non riesce a credere che nel 2000 si debba ancora morire per i motivi più disparati. Proliferano quindi ancora oggi i millantatori, i santoni alla Vannoni, pronti a offrire la panacea per ogni male, che si rivelano però inevitabilmente farabutti senza scrupoli disposti ad abusare del dolore e dell'ignoranza allo scopo di arricchirsi.
Invece di meravigliarci dei risultati della scienza, in campo medico come in tanti altri, la realtà è che l'uomo comune non accetta l'ineluttabile, l'imprevedibile, il rischio statistico della malattia e la certezza della morte. Ci siamo abituati all'idea che la scienza medica ci garantisca la possibilità di arrivare alla soglia del secolo, e non siamo disposti ad accettare che si possa morire a vent'anni, come a quaranta o a sessanta, per una qualunque malattia che arrivi inaspettata.
Forse il tema meno attuale è quello eugenetico. Sulla scia degli orrori della seconda guerra mondiale  il mondo occidentale ha lentamente rinunciato ai sogni di “miglioramento della razza”, di cui non solo i nazisti erano infatuati. E gli Stati Uniti in questo non furono secondi a nessuno, e anzi anticiparono i tempi, introducendo leggi “modernissime” agli inizi del novecento allo scopo di impedire la riproduzione degli inadatti:
<<La prima legge sulla sterilizzazione forzata entrò in vigore nel 1907 nell' Indiana. Successivamente, fu adottata da altri 29 Stati, tra cui la Virginia nel 1924. Le leggi imponevano la sterilizzazione alle persone «socialmente inadeguate», ritenute cioè immorali, criminali, alcolisti, tossicodipendenti, eccetera. Colpirono fatalmente quanti fossero sospettati di «difetti ereditari», dai malati mentali ai disabili, dai cosiddetti «bianchi spazzatura» ai neri e pellerossa meno istruiti e più ribelli. La sola California sterilizzò oltre 20 mila persone, un record. «I fautori dell' eugenetica, una scienza arrivata dall' Inghilterra - ha commentato lo storico Gregory Dorr - erano convinti di essere i pionieri di una società ideale». La Virginia approvò la «Legge sulla sterilizzazione eugenetica» lo stesso giorno in cui passò la «Legge sull' integrità della razza», che vietava i matrimoni tra i bianchi e i neri. Nei decenni, oltre la metà degli interventi vennero eseguiti all' Istituto degli epilettici e dei malati di mente di Lynchburg. La Corte suprema degli Stati Uniti ne sancì la legittimità al processo di Carrie Buck, una giovane rimasta incinta in minore età. Il presidente della Corte Oliver Wendell Holmes esaminò la giovane, sua figlia e sua madre, e decretò: «Tre generazioni di imbecilli sono sufficienti. Si proceda». Le sterilizzazioni diminuirono dopo la Seconda Guerra mondiale, grazie allo sdegno suscitato dall' Olocausto. Ma in Virginia continuarono sporadicamente fino al ' 79. >>(Corriere della Sera, 4 febbraio 2001).
Veramente molta carne sul fuoco per un romanzo tutto sommato breve. Nourse ha saputo intrecciare le sue doti di scrittore e medico per produrre una storia ricca di spunti di altissimo livello. Pur se non trattati in modo esaustivo, offrono comunque la possibilità di riflettere su tematiche attuali oggi più che mai, sulle quali è importante riflettere come cittadini e, non ultimo, come individui pensanti.
Ecco quindi che la fantascienza adempie l'importante compito di scaraventare il lettore in un mondo che rende estreme le conseguenze dell'oggi, obbligandolo ad affrontare la realtà nella sua forma più cruda, rendendogli allo stesso tempo il privilegio di prender coscienza della situazione.
Sempre di più sono infatti gli scrittori che affrontano, o hanno affrontato, temi complessi dal punto di vista morale, ad esempio in ambito biologico e genetico (Nancy Kress)e ambientale (John Brunner).
Di fronte ad una realtà quotidiana che con sempre crescente frequenza ci pone di fronte a  condizioni estreme e per molti inimmaginabili, sempre più spesso il lettore di fantascienza si trova ad essere uno dei pochi che non si stupisce, che può dire con cognizione “io me l'aspettavo” o almeno “qualcuno lo aveva già previsto”. E ogni volta che questo accade la fantascienza si prende la sua rivincita su quell'intellettuale che continua a bollarla come semplice narrativa commerciale.