domenica 28 marzo 2021

Vaccini, scienza e diritto. E la voglia del capro espiatorio quotidiano.

Gira su facebook questa roba: “Il personale sanitario che non intende vaccinarsi ne ha tutto il diritto. A una condizione: si leva il camice, esce dall'ospedale, rinuncia allo stipendio e si rifà una vita altrove". Si tratta di una gran stronzata. Il perché è presto detto:

1. Giuridicamente è illegittima qualsiasi sanzione retroattiva: non si può punire qualcuno per una azione che nel momento in cui è stata compiuta non prevedeva alcuna pena.

2. Scientificamente è insensato in quanto al momento della pianificazione dei piani vaccinali si è lasciata libera scelta al singolo anche in quanto non esistevano dati in merito alla riduzione della trasmissione, ma solo della gravità della malattia. Fosse stato diversamente non esisterebbe obbligo di tampone o quarantena per i vaccinati contatti di positivi, né tantomeno di mascherina. Chi va blaterando di medici che non credono nella scienza dovrebbe per coerenza e onestà intellettuale pretendere che si dimettano in massa anche quanti fra i medici fumano, tanto per cominciare.

In relazione al punto 2 vi invito a ricordare che le decisioni vanno prese in base ai dati scientifici, lo ricordate sempre agli illetterati di scienza, poi fate esattamente la stessa cosa quando vi sentite triggerati: agite in preda al furore cercando un capro espiatorio.
In relazione al punto 1 vi invito a ripassare un po' di diritto. Osservo inoltre che le varie commissioni stabiliranno (irrazionalmente) delle sanzioni, alle quali seguiranno dei ricorsi che inevitabilmente (mi auguro) verranno accolti (vedi punto 1). Tutto questo con sommo divertimento per quanti hanno gettato la spugna e alle lenti della tragedia hanno sostituito quelle della farsa

In definitiva, tutta questa giostra, tutto questo colpevolizzarsi a vicenda, incrementerà il clima d'odio e garantirà a ciascuno i propri due minuti di odio quotidiano (Orwell, 1984).

Infine, in merito al concetto di libertà, vi invito a non abusarne nei vostri discorsi, che non ne capite nulla. 
Chiudo con queste parole di Rousseau: sento che non spetta a schiavi il parlar di libertà.
E quindi smetto anche io, che sono schiavo tanto quanto voi.