giovedì 29 dicembre 2016

Rapporto Letture 2016

Senza troppo impegno, traccio un veloce report sulle letture del 2016. Di seguito elenco le letture più interessanti.
La lista completa si trova qui

In Difesa delle Cause Perse Slavoj Zizek
Testo complesso, ben oltre le mie competenze e che mi risulta difficile valutare appieno. Certo è un argomentare deciso, forte, che non scende a patti. E forse anche per questo mi è sembrato eccessivamente ingenuo.

Il Significato dell'esistenza umana Edward O. Wilson
Un libro che parte bene, ma si perde lungo il percorso. Interessante lo spirito che lo anima, ma poteva essere sviluppato decisamente meglio.

Una Scomoda Eredità Nicholas Wade
Libro coraggioso che prende in esame il concetto di razza e sostiene la divisione della specie umana in razze. Merita di essere nominato per il semplice fatto che ha il coraggio di affrontare il tema cercando di svincolare la parola "razza" dal concetto di razzismo.

Dietro le quinte della storia Angela & Barbero
Leggere questo libro è stato come tornare bambino e guardare con occhi sgranati SuperQuark alla tv. Un dialogo leggero, ma gustoso, adatto ai bambini più curiosi.

Che cos'è la Scienza Carlo Rovelli
Appassionante lettura sulle origini e sul senso della scienza.

Urania 1625-1626 (Infiniti) Year's best sf '15 
Splendidi e degni di nota i racconti:
Il Problema della Consapevolezza di Mary Robinette Kowal  
letto in Urania 1626
Un'altra Vita di Charles Oberndorf
letto in Urania 1626 
L'Isola di Peter Watts
letto in Urania 1625  
Erosione di Ian Creasey
letto in Urania 1625

Storie della tua vita Ted Chiang
Antologia superba. Recensione mia

I Sonnambuli Arhur Koestler
Testo impegnativo, a tratti pesante nella lettura, lento. Ma nonostante questo è un libro appassionante, curioso. Una storia delle visioni del mondo, una perla da leggere e, probabilmente, rileggere.

Fabbricanti di Schiavi Damon Knight
Se un giorno avessimo la possibilità di superare l'era della scarsità, se potessimo avere infinite risorse e tutto quello che desideriamo, sarebbe la fine del dominio dell'uomo sull'uomo? Di solito filosofi e scrittori rispondono sì. Questo romanzo risponde decisamente no! Merita di essere letto anche solo per questo.

Apologia della storia Marc Bloch
Un testo per appassionati di storia. Una piccola chicca trovata nei tanti mercatini dell'usato.

Non Lasciarmi Kazuo Ishiguro
Splendido. Leggete la mia recensione completa

Real Mars Alessandro Vietti
Altro romanzo splendido. Leggete la mia recensione

Buio a mezzogiorno Arthur Koestler
Un romanzo notevole, che descrive benissimo l'esercizio del potere da diversi punti di vista.

La Banalità del Male Hannah Arendt
Imprescindibile. Probabilmente uno di qui libri da tutti citato e da pochissimi veramente letto. Altrimenti non si spiegherebbero certe stronzate sul ruolo degli italiani e dell'Italia fascista nel destino degli ebrei d'Europa.

Il Secolo Breve Eric J. Hobwbawm
Ne sentivo parlare da anni, finalmente ho potuto leggerlo. Ne è valsa la pena.

L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello Oliver Sacks
Un testo affascinante, come la mente umana.

Il cervello adolescente Laurence Steinberg
Un testo sull'adolescenza. Senza luoghi comuni, ma con tanti suggerimenti ben argomentati.

La Mennulara Simonetta Agnello Hornby
Romanzo ben lontano dal mio genere, ma che mi ha conquistato sin dalle prime pagine. Ben raccontato, con i colpi di scena perfetti e con una storia commovente.

Miraggi di Silicio Massimo Pietroselli
Uno di quei romanzi che ti lascia un qualcosa di onirico. Bello, appassionante, con un finale che è una vera perla.

La Storia del Mondo in dodici mappe Jerry Brotton
Mi aveva incuriosito da tempo, ma il costo proibitivo me ne ha tenuto lontano. Alla fine non valeva la spesa, più che una storia del mondo è una storia della cartografia.

Il giorno della sfida Paolo Aresi
Aresi si conferma uno dei miei scrittori preferiti. Impregna di fascino qualsiasi suo racconto.

Rivelazioni Micheal Crichton
Crichton è maestro del narrare. E racconta magnificamente una storia che smaschera gli stereotipi sulla violenza di genere.

Il Gioco del Trono G.R.R. Martin
Dopo essermi appassionato alla serie tv ho deciso di lanciarmi nell'universo raccontato dalla penna di Martin. E me ne sono innamorato. Straordinario.

Harry Potter e la Maledizione dell'Erede J.K. Rowling & Tiffany & Thorne
Nulla di eccezionale, ma per un appassionato della saga originale è un tuffo nel passato, nei natali passati aspettando papà che era fuori e mamma che cucinava. Come tornare bambino.

La Banalità del Bene Enrico Deaglio
Il libro in realtà è un mezzo fallimento, ma la storia di Perlasca merita una menzione. E il titolo è azzeccato.

Coyote Rising  Allen Steele
Cara vecchia Space Opera, quanto mi eri mancata!

La Grande Rapina al Treno Michael Crichton
Il maestro racconta in maniera divina un evento che sconvolse la rigida società britannica.

La bussola del piacere David J. Linden
I meccanismi che ci rendono virtuosi sono gli stessi del vizio. Il piacere e la dipendenza orientano ciò che siamo, più di quanto ci piaccia ammettere.

Armi Animali Douglas J. Emlen
Libro interessante che racconta delle armi nel regno animale, con paragoni mirati alle armi umane. Analizza alla perfezione il concetto di rapporto costo/beneficio.

lunedì 12 dicembre 2016

Allucinazioni collettive


Niente, non ce la fanno. Non ci arrivano, non lo fanno apposta, poverini, sono così e non ci possono far niente. Sono arroganti, presuntuosi, saccenti. Sono quelli convinti di essere sempre l'unica parte seria, l'unica votabile, l'unica che un sano di mente possa veramente prendere in considerazione. Sono quelli che ai tempi di Berlusconi si chiedevano come fosse possibile che la metà degli italiani desse fiducia a uno come lui, quando dall'altra parte c'era gente preparata, gente seria, gente che davvero voleva il bene dell'Italia, gente che non faceva brutte figure, gente che non andava a mignotte, gente credibile. Sono gli stessi che oggi al contrario sono gli unici che è possibile votare, perché gli altri sono populisti, ignoranti, non hanno esperienza, non sono realisti. Sono insomma sempre loro, quelli buoni, quelli bravi, quelli che hanno sempre ragione, quelli che la democrazia è fondamentale, ma è un problema se il popolo democratico non vota per loro. Sono quelli che sull'ignoranza del popolo ci fanno, come tutti, la campagna elettorale per poi lagnarsi di tale ignoranza quando premia l'avversario che, evidentemente, ha saputo giocar meglio.
Sono loro, sempre loro, quelli che in ultima analisi vendono fumo e fanno i froci con il culo degli altri.
Cosa ho di sensato da dire oggi? Vengo al sodo e mi spiego. Si fa un gran parlare della nomina dell'ennesimo governo non eletto dagli italiani, il popolino insorge e se ne lamenta, i radical chic sfruttano l'occasione per irridere l'ignoranza e sghignazzano facendo notare che la carica di Primo Ministro non è elettiva, non mancando di sottolineare che questo dice la costituzione che il popolino, scegliendo in ignoranza evidentemente, ha difeso bocciando la loro riforma. Prescindendo dal fatto che la loro riforma non cambiava di una virgola la faccenda, prescindendo dall'evidente ignoranza del popolino, ci sono un paio di cosette che mi preme dire.
Le tengo dentro e vorrei lasciarle, che tanto è inutile e chi non vuol capire non capisce lo stesso, ma non ce la faccio più e quindi le sputo via.
Vero, verissimo anzi, la carica di Primo Ministro non è elettiva, ma nei fatti questa faccenda è stata ignorata praticamente sempre negli ultimi quindici anni almeno. In ogni tornata elettorale i candidati si premuravano di far sapere che se avesse vinto tal partito allora tal tizio sarebbe diventato Primo Ministro, se ne premuravano a tal punto da farlo scrivere ben evidente anche sulle schede elettorali, in bella vista sovrimpresso sul simbolo del partito. Questi partiti, tra cui anche loro, quelli che fanno i froci con il culo degli altri, si son divertiti a ricordare agli italiani che non si poteva votare tal partito perché altrimenti avremmo avuto tal tizio a capo del governo, si sono divertiti a dirti di votare per tal tizio premier prima ancora di dirti di votare per tal partito al parlamento.
E del resto è comprensibile, con simili leggi elettorali quale parlamento vuoi votare? La costituzione dice che il popolo elegge i suoi rappresentanti in Parlamento e il resto spetta al Parlamento per via diretta o indiretta, ma nei fatti le ultime leggi elettorali hanno privato il popolo di questo diritto obbligandolo a firmare a favore di questa o di quella lista chiusa con a capo un tizio che automaticamente ottiene l'approvazione popolare a diventare capo del governo. Leggi elettorali che forse non saranno incostituzionali nella forma, ma certamente lo sono nello spirito, leggi elettorali che loro, sempre loro, sempre i froci col culo degli altri, non hanno mai cambiato negli anni in cui ne hanno avuto la possibilità. E anzi, l'unica volta in cui lo hanno fatto, si sono premurati di lasciare invariata l'unica cosa che davvero contava.

E quindi? E quindi tutta questa faccenda, tutta la tiritera sul Presidente del Consiglio non eletto dal popolo è una fregnaccia di dimensioni bibliche. Una supercazzola immensa. Un esempio di come si usa la credulità popolare, l'ignoranza del volgo, finché fa comodo e la si disprezza quando non fa più al caso nostro.
Del resto lo stesso Renzi era quello che legittimava tale credulità popolare affermando più volte che non sarebbe mai andato al governo senza passare dalle elezioni. Per poi smentirsi alla prima occasione, sempre per parlare di fare i froci col culo degli altri.
Questa faccenda mi ricorda tanto Orwell e lo splendido 1984, romanzo sempre citato ma credo ben poco letto dai tanti giornalisti che se ne sciacquano la bocca. In questo capolavoro c'è un passaggio illuminante. Durante la mensa mattutina l'altoparlante che rilascia le notizie annuncia come la razione giornaliera di cioccolato sia stata aumentata da 12 a 15gr (vado a memoria) grazie ai risultati straordinario ottenuti dal grande fratello in ambito di innovazione agricola. Tutti festeggiano, solo il protagonista resta perplesso, lui infatti ricorda  bene che il giorno prima la razione era di ben 20gr a testa. Eppure è l'unico, tutti gli altri hanno scordato. Sembra assurdo, eppure è così, nessuno ricorda e collega. Nessuno evidenzia l'assurdità di tale annuncio e la palese manipolazione.
Quando lessi questo passaggio pensai subito che fosse esagerato, una voluta iperbole. Sono passati dieci anni e più volte mi sono ricreduto. A volte la realtà supera la fantasia.
E quindi chiudo con due citazioni e un video. E chi vuol capire capisca.

Una generazione che ignora la storia non ha passato... né futuro.
R.A.Heinlein

Chi controlla il passato controlla il futuro.
Chi controlla il presente controlla il passato.
G.Orwell

lunedì 5 dicembre 2016

Considerazioni a margine sul teatrino delle minchiate

Diciamo che ci voglio provare, diciamo che voglio mettere in ordine i pensieri e dire qualcosa di serio sul Referendum, Renzi, il PD, la politica italiana e magari pure su quella Americana. Giusto per non farci mancare nulla.
E partiamo dall'inizio. Partiamo da quella che una volta era la sinistra, quella vera, quella che si opponeva alla destra. Quella per cui riformismo significava venire a patti e fare la lotta nelle aule del parlamento invece che per le strade e nelle fabbriche. Quella sinistra per cui la religione era l'oppio dei popoli, quella per cui il prete era strumento del potere finalizzato a ottundere la mente e far star buone le masse sfruttate. Quella sinistra che giustamente inveiva contro una destra la cui strategia elettorale era il prendere in giro quelle masse, attraverso i valori di Dio, Patria, Famiglia, quella sinistra che questi valori ha distrutto. Il mio post non entra nel merito, non scrive per dire se sia stato un bene o un male, scrivo per riflettere su cosa è cambiato. La mia impressione, da quasi trentenne che di quella sinistra ha solo letto sui libri di storia, è che quella sinistra (seppur spesso utilizzando strategia di propaganda identiche nella sostanza a quelle dei burattinai che voleva combattere), badava alla sostanza più che alla forma. Si combatteva il razzismo nei fatti, perché nell'america che combatteva il razzismo di Hitler i neri erano cittadini di serie C, e non di serie A ( e nemmeno di serie A2), si lottava per i diritti degli omosessuali (e neppure sempre) perché perfino nella Gran Bretagna che aveva combattuto i Nazisti gli omosessuali erano incarcerati (pure quelli che la guerra l'avevano fatta vincere). Si combatteva per i diritti della donna perché in effetti la donna era una cittadina di serie B in quasi tutto il mondo occidentale (e già era tanto rispetto al resto del mondo, in ogni caso).
E oggi? Oggi invece quel che resta della sinistra, o quel che sinistra si fa chiamare, si crogiola nella ricerca della forma, abbandonando la sostanza. Così in America i democratici mandano alle presidenziali un nero e una donna, e vediamo quale delle due novità vincerà, così in Italia si acclama la nomina prima di Letta e poi di Renzi, perché sono giovani e sono il nuovo che avanza. Così si chiedono le quote rosa per dare spazio alle donne in politica, così si nominano donne ai vari ministeri o nelle giunte giusto perché è necessario che si senta l'aria di cambiamento.
Tutto questo, a mio modestissimo parere, alla lunga stanca. Stanca perché il punto non è che il presidente sia Nero, Bianco, Donna o Uomo. Il punto è che faccia bene il suo lavoro. Ma se ti presenti come il primo presidente Nero nella storia degli Stati Uniti e affermi di essere il nuovo che avanza, una vera rivoluzione, mentre alla fine sei bravo al massimo tanto quanto qualunque altro presidente della storia americana (onestamente la presidenza Obama la definirei nella media, senza infamia né lode. Pur considerando l'enorme privilegio di non poter far tanto peggio di Bush), allora è normale che a conti fatti la gente pensi che tu abbia fallito. Ed è ancora più normale che se al turno successivo si ripropone il giochetto tentando stavolta di candidare una donna perché è, appunto, donna allora si cominci a sentire puzza di presa per il culo. Intendiamoci, non voglio dire che il problema sia candidare un nero o una donna, il problema è sbandierarlo come un cambiamento, una conquista, una rivoluzione, e poi continuare invece con la stessa identica politica di sempre.
Lo stesso in Italia, Prendiamo Renzi: doveva rottamare la vecchia politica e non l'ha fatto, doveva essere diverso da chi lo ha preceduto ed è diventato la copia sputata di Berlsconi. Doveva in sostanza essere il nuovo che cambiava l'Italia. E invece ha mostrato la stessa sete di potere e voglia di poltrona di quelli che diceva di dover rottamare. E non contento di veder crollare la pretesa di essere meglio di chi lo aveva preceduto ha mostrato anche di non esser meglio di chi lo vorrebbe seguire. I cosiddetti populisti, quelli che gridano, quelli che fanno propaganda affermando palesi stronzate. Cosa pensate di un governo che faccia propaganda per il Sì al referendum facendo affermare all'omino in televisione che si vota sì per avere una politica più onesta? Lasciamo perdere tutto il resto, ma questo passaggio in quale modo si spiega? Che c'entra la riduzione del numero dei senatori con l'avere dei politici più onesti? Che c'entra la riforma della costituzione con l'onestà di chi siede in parlamento o al governo? Becero populismo, l'avesse fatto Salvini, o Berlusconi, o Grillo i "democratici sarebbero tutti a inveire". Invece zitti, tutti, sono bazzecole da campagna elettorale. E di grazia perché lo stesso metro non si applica per i rivali?
Perché vedete, oggi gli stessi che si vantavano di essere democratici e antifascisti sono quelli che vorrebbero il test di idoneità al voto.
Mi fate pensare a quel meraviglioso romanzo che è Fanteria dello Spazio di Heinlein, in cui per ottenere il diritto al voto bisognava prima aver portato a termine il servizio militare. Il motivo di questo requisito era che secondo le idee dei padri costituenti di quello stato era necessario che si acquisisse il senso della patria, della fatica che comporta la sua difesa e del valore intrinseco del diritto a deciderne le sorti. Chi svolgeva il servizio militare solo dopo averlo terminato otteneva il diritto al volo e la qualifica di cittadino, i militari erano al contrario esclusi dal voto.
Ovviamente, questo che io considero uno splendido romanzo, è stato bollato dai più della sinistra come un romanzo fascista, liberticida. E magari sono gli stessi che oggi chiedono il test di idoneità al voto per escludere gli ignoranti che votano in massa Salvini e Grillo.
Ecco, nella mia modestissima opinione, il problema cari amici potrebbe in fondo essere semplice. Per certi versi siamo abituati ad essere presi in giro dalla destra, da chi entra in politica per difendere i propri privilegi, almeno secondo lo stereotipo venduto dalla sinistra. Lo sappiamo, loro sanno farlo bene, sanno imbellettare le verità di cui vogliono convincerci, ma tutto sommato si può gestire la cosa e fare in modo di conviverci. Quello che non si sopporta, cari ex compagni, è che le stesse minchiate siano il cavallo di battaglia di quelli che dovrebbero essere la nostra risposta a quel modo di far politica. Quello che non si può sopportare è che quelli che per vent'anni ci hanno fracassato i coglioni con la storia di Berlusconi e della sua deriva autoritaria poi facciano esattamente le stesse cose per ottenere, e tenere, il potere. Ecco, questo è insopportabile, questo è prendere per il culo. E, abbiate pazienza, se proprio per il culo dobbiamo essere presi... preferiamo l'originale. Che non si batte.

lunedì 24 ottobre 2016

Rubrica dei Libri. Non Lasciarmi di Kazuo Ishiguro.



 Dopo mesi infiniti di attesa,ecco a voi la seconda puntata della Rubrica dei Libri, inaugurata la scorsa primavera con questo articolo
Per questo secondo appuntamento ho scelto un romanzo molto più recente, di una storia meno simbolica,ma ben più toccante nel suo tracciare il dolore umano. L'idea di fondo del romanzo non è nuova, al contrario è un tema classico della fantascienza, fin troppo usato e anzi spesso abusato con risultati non sempre del tutto convincenti. Così di getto mi vengono in mente due opere come il romanzo Ricambi, di Michael Marshall Smith, e The Island, film del 2005 con Scarlett Johansson. Pur essendo sue opere interessanti, in Non Lasciarmi di Ishiguro siamo decisamente su di un altro livello.
Ne avevo già parlato sul blog Cronache di un Sole Lontano, in questa sede ripropongo quanto già scritto con alcune integrazioni che spero possano arricchire l'articolo e convincervi a dare un'occasione a questo romanzo straordinario. Buona lettura.


 Kathy, Tommy e Ruth. Tre bambini, poi tre ragazzi, in una sorta di orfanotrofio la cui funzione si svelerà durante la trama. Questo è lo scenario iniziale del romanzo Non Lasciarmi (Never let me go, 2005) di Kazuo Ishiguro (nel 2010 ne è stato tratto un film con lo stesso titolo). 

 La storia è narrata da Kathy, la vera protagonista, e racconta le vicende nel collegio di Halisham, il percorso attraverso i problemi in fondo classici della fanciullezza, dell'adolescenza e infine dell'età adulta. Ma Kathy e i suoi due amici non sono bambini normali, non sono semplici orfanelli, ma piccoli cloni. La loro esistenza è dovuta alla necessità di allevare serbatoi ambulanti di organi da utilizzare secondo le necessità. Lo scopo ultimo nella vita dei piccoli di Halisham è diventare donatori e subire degli interventi chirurgici che fatalmente li porteranno alla morte per poter garantire la vita altrui.

 Questo è il loro triste destino, questo il contesto in cui crescono insieme ad altri bambini in una sorta di scuola che si occupa di loro come se la crescita e lo sviluppo intellettivo di ciascuno dei bambini fosse importante per il loro futuro. Caratteristica cardine del romanzo è infatti la completa assenza della parola morte, sostituita dall'espressione “finire il proprio ciclo”, così come i bambini sono studenti e infine diverranno donatori, con la possibilità di ritardare la prima donazione svolgendo la mansione di assistente e occupandosi delle necessità e del benessere dei propri “colleghi”.
In questo destino già scritto i ragazzi intrecciano le vite e stabiliscono legami affettivi, nascono amicizie e, inevitabilmente, anche amori. Legami complicati, da una realtà già di per sé anomala e dalla condizione di esclusi dal mondo in cui i cloni sono obbligati a vivere.

 Ishiguro, scrittore britannico di chiari origini giapponesi, racconta una storia viva, densa di emozioni (non tutte esattamente positive), che si snoda lenta tra i vicoli dell'animo umano con il suo lascito di paure, sofferenze, speranze e illusioni. Kathy, dall'animo sensibile, è una ragazzina a volte ingenua che tende a provare empatia per gli altri e mette se stessa in secondo piano pur di aiutare gli amici. Ruth al contrario è esibizionista, egocentrica, manipolatrice, ma a modo suo affezionata alla sua amica. Tommy invece è un ragazzino impulsivo, dall'animo delicato ma incapace di controllarsi di fronte alle ingiustizie della vita.  
Ishiguro intreccia magistralmente le storie dei ragazzi, delineando una realtà fuori dal mondo in cui uomini privi di tale titolo vivono vite parallele che non lasceranno traccia dopo la loro fine. L'ineluttabilità del destino pesa come un macigno sulla vita dei protagonisti, che pure non smettono di sperare fino all'ultimo di poter avere un attimo, un breve intervallo, da poter vivere insieme, amandosi, fingendo che la loro vita non debba per forza seguire i binari prestabiliti e finire in un letto d'ospedale.
Non c'è ribellione, non c'è riscatto, pur consapevoli della profonda ingiustizia di una condizione abominevole, nessuno dei protagonisti del romanzo di Ishiguro ha velleità di ribellione. La propria condizione è accettata, o meglio subita, senza eroici atti di guerra. Il percorso umano è già deciso, si può allungare la permanenza su questo mondo, si può abbellire la propria prigione, si può arricchire il proprio bagaglio, ma alla fine non c'è scampo.
 

 È un romanzo che fa riflettere, leggero nella forma ma pregno di senso, pesante nei contenuti. Rimane, alla fine del percorso, un senso di ineluttabilità, di perdita di senso. Resta la sensazione che le vite di ciascuno di noi siano un breve attimo che non lascia più tracce di un sasso gettato nell'acqua che increspa per pochi attimi la sua superficie per poi perdersi negli abissi dove neppure i raggi del sole possono più raggiungerlo. In questo triste destino ciascuno di noi sogna, vive, intreccia legami e vive emozioni che hanno un significato finché siamo noi stessi ad attribuirlo. Inevitabile andare con la memoria alle famose lacrime nella pioggia degli androidi di Blade Runner, o all'epitaffio di John Keats: “qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell'acqua”.
Un romanzo triste, privo di azione, in cui forse non succede nulla. Ma un romanzo in cui in realtà si vive una vita, con il suo fardello. E in un certo senso succede anche troppo.

Vincenzo Cammalleri






martedì 18 ottobre 2016

Le ragioni di un sorriso

 

[...]Non posso giurare
che ogni giorno sarò
bello, eccezionale, allegro,
sensibile, fantastico
ci saranno dei giorni grigi
ma passeranno sai
spero che tu mi capirai.[...]
Chi mi conosce sa che pur essendo a prima vista serio e distaccato, sono sempre pronto alla risata. Mi piace ridere sempre, vedere il lato positivo in ogni cosa e spesso trovo la forza di sorridere e, soprattutto, far sorridere anche nei momenti più difficili. Certo, a volte il sorriso nasconde una tristezza interiore, ma è anche un modo per esorcizzare il dolore e ricordare che c'è ancora molto per cui vivere.
Mi sono chiesto più volte se questo modo di essere fosse dovuto a una semplice inclinazione naturale o se invece ci fosse magari una qualche altra ragione che potesse aver avuto parte nello sviluppare tale modo di vedere le cose.
Una sera di settembre, guardando il filmino del battesimo di mia sorella, tutto d'un tratto credo di aver trovato una possibile risposta. È la risposta è in questa foto, in quel sorriso.
Vedete l'uomo che sorride mentre guarda sua moglie? Quell'uomo un anno prima aveva subito un attentato quasi mortale che lo aveva privato, a soli 46 anni, del braccio sinistro. Vedete la donna accanto? Vedete il suo sorriso? Quella donna aveva rischiato di restare vedova, con un figlio di neppure un anno e in attesa di un'altra figlia. E quei due bimbi? Così distratti, così sereni sulle gambe dei loro genitori? Stavano per diventare orfani di padre, la piccola addirittura prima di nascere.
[...]So che nelle fiabe
succede sempre che
su un cavallo bianco
arriva un principe
e porta la bella al castello
si sposano e sarà
amore per l'eternità.
Solo che la vita
non è proprio così
a volte è complicata come una
lunga corsa a ostacoli
dove non ti puoi ritirare
soltanto correre
con chi ti ama accanto a te.[...]
Di lì a poco altre nubi si sarebbero abbattute su questa famiglia, ma neppure il loro avvento sarebbe bastato a cancellare quel sorriso, quella sicurezza, quella certezza che, insieme, si può affrontare tutto.
Ecco... Forse il segreto del mio sorriso è tutto in questa foto, in quei due che si amano, si guardano, si sorridono e in tutto questo sembrano assicurare protezione ai due bambini che stanno sulle loro gambe. Perché la vita può fare tanto male, ma se alla fine torni a casa e trovi tutto questo non puoi fare a meno di sorridere e dire che "sì! Ne vale assolutamente la pena". 
Perché amare profondamente qualcuno dà coraggio, essere amati profondamente dà forza, infinita forza per affrontare ogni giorno gli ostacoli della vita. E trovare ogni giorno un motivo per sorridere.
Ecco, il motivo della mia gioia costante è nelle persone che ho avuto la fortuna di avere accanto. Nella certezza di avere sempre qualcuno a proteggermi... E da proteggere a mia volta. 
Il mio segreto è la mia famiglia. Il mio segreto è un'amore impregnato di fiducia, di sostegno reciproco e voglia di esserci l'uno per l'altra. Niente di più, niente di meno. E scusate se è poco.
[...]Giuro ti prometto
che io mi impegnerò
io farò di tutto però
se il mondo col suo delirio
riuscirà ad entrare e far danni
ti prego dimmi che
combatterai insieme a me
Nella buona sorte e nelle avversità,
nelle gioie e nelle difficoltà
se tu ci sarai
io ci sarò.[...]


mercoledì 20 aprile 2016

La Rubrica dei Libri. Fahrenheit 451 di Ray Bradbury




Con questo articolo inauguro una nuova rubrica che parlerà di libri. Scriverò dei libri che più mi hanno colpito in positivo o, a volte, in negativo. Vi spiegherò perché ritengo sia giusto parlarne e perché potrebbe essere una buona idea leggerli. Scriverò di libri importanti, che hanno lasciato una traccia indelebile per contenuti e idee. Altre volte scriverò di libri semplicemente belli per una storia così coinvolgente da trasportare il lettore attraverso le pagine e cullarne i sensi. Questa rubrica parlerà di libri, di storie, di idee e di emozioni. Non ci sarà periodicità, non ci saranno scalette. Andrò per istinto, seguirò l'ispirazione del momento, o magari chiederò a voi di quale libro vi piacerebbe leggere un parere. Le mie non saranno recensioni, ma semplicemente cercherò di spiegare per quale motivo quel tale libro ha colpito la mia attenzione e perché ritengo sia il caso di parlarne. Perché i libri non sono oggetti da riporre in libreria, ma vanno presi e aperti. E letti... Soprattutto letti. E raccontati.

Come primo libro ho scelto simbolicamente un romanzo che parla di libri. Una storia che arriva dai lontani anni '50 e racconta di una società che, per garantire l'ordine e la tranquillità, ha proibito i libri e la lettura. Sto parlando, ovviamente, del famosissimo Fahrenheit 451 del compianto Ray Bradbury. Mettetevi comodi, comincia il nostro viaggio.


Guy Montag è un pompiere un po' particolare. Nel suo mondo infatti i pompieri non spengono gli incendi, ma al contrario appiccano il fuoco! Il compito di questi integerrimi difensori della collettività è quello di bruciare i libri. Il corpo dei pompieri si occupa infatti di perseguire e punire chi si macchia dell'immorale reato di lettura! Nella società immaginata da Bradbury il governo obbliga i cittadini a informarsi e istruirsi attraverso la televisione, mentre i libri e la lettura sono messi al bando perché causano l'infelicità. I libri fanno pensare, spingono le gente a porsi domande e riflettere sulla vita, sulla sofferenza, sulle assurdità e sulle ingiustizie. Leggere è un'attività che richiede tempo, pause, riflessioni e meditazione. Mal si adatta ai ritmi frenetici della vita moderna, ma soprattutto rende le persone critiche e più difficilmente controllabili. In ultima analisi, quei pochi infelici che ancora si rifiutano di rispettare la legge e continuano a leggere e far circolare quegli oggetti diabolici sono, secondo il governo, persone tristi perché non riescono a integrarsi correttamente nella moderna società felice e restano esclusi, reietti, soli.


 Montag, il protagonista di questa storia, compie con dedizione e passione il proprio lavoro finché non comincia fare strani pensieri. Comincia a chiedersi perché queste persone, questi relitti del passato, amino così tanto i libri da correre certi rischi e fino ad arrivare al punto di preferire la morte piuttosto che la separazione da quei perversi oggetti. La visione di una vecchia che si fa bruciare insieme a i suoi libri sconvolge Montag e lo spinge a chiedersi se davvero quei libri sono così pericolosi. La curiosità, la lettura veloce di poche righe, l'incontro con alcuni lettori e l'inizio di una attività clandestina di lettore porteranno Montag a cambiare completamente idea sul mondo in cui vive.


Oggi, a più di sessant'anni dalla prima pubblicazione, la domanda che ci poniamo non è tanto se davvero una società come quella descritta da Bradbury è possibile, ma piuttosto che motivo ci sarebbe mai nel vietare i libri. Secondo l'Istat in Italia nel 2015 più della metà degli italiani non ha letto neppure un libro nell'arco dei dodici mesi. Solo il 42% degli italiani ha infatti letto almeno un libro e di questi solo il 13,7% ha letto almeno dodici libri (un libro al mese!). Tutto questo senza alcun divieto o persecuzione a spaventare i potenziali lettori. Emerge da questi dati un'istantanea francamente disarmante, un'Italia che non cerca più la cultura come mezzo di crescita personale e rivalsa sociale. Una volta la sinistra conquistava il cuore della povera gente attraverso la scuola per tutti e le biblioteche pubbliche, oggi di quello slancio sociale è rimasto ben poco.

Ray Bradbury era un amante dei libri. Non soltanto della lettura come veicolo di un messaggio, ma del libro come oggetto. Il suo amore per i libri sembra quasi raggiungere vette maniacali, tanto che alle volte si ha quasi l'impressione che a Bradbury importi più del libro in quanto libro che non del suo ruolo di veicolo, di strumento, per la condivisione di idee, emozioni, storie e riflessioni. In questo senso il finale del romanzo, che non vi svelo per lasciarvi tutto il gusto di scoprirlo da soli, lascia forse un tantino sorpresi, pur conservando una potenza evocativa assolutamente notevole.
Eppure le biblioteche ci sono ancora, l'accesso ai libri non è mai stato così facile. Ma l'emergere delle tecnologie più recenti certamente sottrae tempo e attenzione al libro. La lettura richiede tempi e attenzioni di tutt'altro genere rispetto a un film o alla tv, per non parlare delle nuovissime risorse del web. Per carità, non sono Bradbury e sono convintissimo che la cultura non si trovi solo sui libri, tutt'altro! Chi crede che basti leggere un libro per sentirsi dotto e intelligente è decisamente fuori strada. Quello che conta è certamente il contenuto più che il mezzo con cui questo viene veicolato. Eppure il libro resta a mio avviso uno strumento irrinunciabile. Innanzitutto perché per secoli è stato il veicolo supremo per ogni genere di cultura. Leggere è poi un'attività che si compie da soli, in silenzio con se stessi (pur se a volte può essere praticata in compagnia) e spesso permette di scoprire su se stessi qualcosa di nuovo ad ogni pagina. Ovviamente è importantissimo scegliere il libro giusto, assecondare i propri interessi, le proprie passioni, ma senza mai privarsi della possibilità di affrontare qualcosa di alieno al nostro vivere e pensare. Alle volte si rimane sorpresi da qualcosa di nuovo e si cambia completamente prospettiva. Come dopo un viaggio.

E leggere infatti è come viaggiare, viaggiare attraverso spazi e tempi lontani, verso terre sconosciute, tempi passati o futuri, e alle volte addirittura ci permette di vivere e pensare con la mente di altre persone, di comprendere modi di vivere e pensare a noi alieni e che cambiano la prospettiva del nostro agire. Come un viaggio la lettura ci fa crescere, ci apre la mente e mostra cosa c'è oltre l'orizzonte. Senza mai cancellarlo, semplicemente spostandolo un po' più in là.
Se avrete la voglia, e la pazienza, di seguirmi in questa rubrica cercherò di proporvi ogni volta un libro diverso. Percorreremo insieme un percorso affascinante e meraviglioso tra le pagine di autori e libri che meritano di essere letti e raccontati. E magari quell'orizzonte si sposterà un po' più in là, ogni volta un po' più in là.


Vincenzo Cammalleri 



giovedì 7 aprile 2016

Fortune di nascita

Io un po' lo capisco a quel tizio che ieri è andato a farsi intervistare da quel viscido slinguazzachiappe.
Lo capisco perché non deve essere facile amare il proprio genitore e volerlo difendere da chi lo definisce un mostro. Non deve essere facile quando in effetti tuo padre è un mostro, una bestia, un animale che ha banchettato sulla carne di una moltitudine di vittime.
Non deve essere facile parlare di un padre amorevole quando intorno a te tutti ti ricordano come quel padre amorevole ne ha fatti ammazzare tanti di padri altrettanto amorevoli con figli meno fortunati di te.
O forse per certi versi più fortunati. Più fortunati perché cresciuti con l'immagine (reale, ed è una bella differenza) di un genitore rispettato non per paura ma per onestà e caratura morale. Giustamente l'omuncolo si dispiace per non poter essere accanto al padre negli anni della sua vecchiaia, dimenticando di quanti padri non sono stati accanto ai propri figli a causa di suo padre, dimenticando tutti quei figli che cresciuti senza padre non potranno a propria volta essere i "bastoni della loro vecchiaia".
Emerge da quella intervista un codice morale in cui esiste un noi impenetrabile dal quale tutto il resto è escluso, che avrebbe una sua coerenza se poi non si infrangesse pateticamente con la ridicola posa di vittima di quanti vedono solo nero o solo bianco.
Rimane da quella intervista l'evidenza di un giornalista, il viscido slinguazzachiappe, che come al solito fa domande idiote e al massimo di pancia. Inutile chiedere a un bambino se gli sembrava normale la vita che viveva a cinque anni, la risposta è abbastanza ovvia. Semmai c'era una domanda da fare, che lo slinguazzachiappe si è ben guardato dal porre: quando il tizio risponde che non è solo la mafia a commerciare con la droga e a commettere omicidi un vero giornalista avrebbe chiesto "a chi altri ti riferisci? Chi altri fa affari con la mafia?". Ecco... questa era la domanda.
E comunque, ritornando al punto iniziale, io lo capisco quel tizio (che non è solo il figlio di, ma è anche un condannato a 8 anni e spiccioli). Lo capisco perché anche io ho amato e amo mio padre. Anche io avrei voluto essere il bastone della sua vecchiaia. Anche io ne difenderei l'onore e l'immagine se fosse necessario. Come credo farebbero tutti i figli degni di questo nome. Come meritano tutti i padri degni di questo nome.
Certo per alcuni è più facile difendere l'immagine del proprio genitore. L'ho già detto in passato e quelle parole mi ritornano ancora una volta in mente:

I genitori non li scegli, prendi quelli che la vita sceglie per te. Io sono stato fortunato. È un privilegio essere tuo figlio, grazie papà.

E nel sentire storie così che mi rendo sempre più conto di quanto meraviglioso sia stato essere tuo figlio, di quanto onore ci sia nel portare il tuo cognome.
Io lo capisco quel tizio, davvero, e lo commisero. Perché io sono stato fortunato...

sabato 19 marzo 2016

A mio Padre, ancora una volta.

Questa lettera nacque da una serie di eventi che a distanza di vent'anni costrinsero mio padre a ricordare momenti che avrebbe volentieri dimenticato. Questa lettera cominciò a venirmi in mente dalla necessità di dire a mio padre cose che a voce non sempre è facile dire. Questa lettera si concretizzò quando nel Natale di un anno fa ebbi l'occasione di leggere insieme a mio padre le carte di una sentenza che lo riconosceva non estraneo ai fatti e neppure semplice vittima, ma bensì uomo le cui azioni avevano contrastato quello stesso fenomeno criminale che qualche magistrato corrotto aveva accostato alla sua figura per scopi e interessi altrui. E nonostante una sentenza del genere, a distanza di 23 anni, altri uomini di legge che di onorevole hanno bene poco insistono a confondere le vittime con i carnefici, per usare le sue stesse parole. E leggendo quelle righe, ascoltando le sue storie e quelle di mia madre, vivendo sulla mia pelle, pur se in qualcosa di apparentemente futile ma che ben mi ha mostrato un sistema giuridico perverso, ho scoperto un mondo fatto di uomini forti coi deboli e conigli coi forti.
Una lezione che mi ha insegnato tanto e che mi ha aperto ancora di più gli occhi sullo straordinario uomo che ho avuto il piacere di chiamare papà. Questa lettera nasce da tutto questo e da molto altro. Nasce da un padre affettuoso che sapeva prendersi cura della sua famiglia. Nasce da una vita passata accanto a lui imparando più dal suo esempio che dalle sue parole.
La sua presenza silenziosa è stata una forza impareggiabile.
Questa lettera fu l'espressione del desiderio di fargli sapere tutto questo e molto altro, fu il bisogno di fargli capire almeno un po' che averlo come padre era motivo di orgoglio e felicità.
Quando mio padre lesse queste parole eravamo lontani, ma al mio rientro a casa, poche settimane dopo, volle che accendessi il pc e si sedette a leggere la lettera davanti a me. Forse ho regalato a mio padre uno dei momenti più belli della sua vita, sicuramente mio padre ha regalato a me molti dei momenti più belli della mia vita. E quel ricordo è fra questi.
Per uno strano scherzo del destino mentre un anno fa scrivevo queste parole una terribile malattia di cui eravamo tutti all'oscuro se lo stava portando via. Ho avuto la fortuna di riuscire a dirgli, prima che fosse troppo tardi, quanto lo amassi e lo stimassi.
Se leggete queste parole fate lo stesso con chi amate. Non aspettate, non rinviate.

E adesso papà, ovunque tu sia, ancora auguri. E grazie, soprattutto grazie.

Credo sia una grande fortuna per un figlio poter essere orgoglioso del proprio padre. I genitori non li scegli, prendi quelli che la vita sceglie per te. Io sono stato fortunato. È un privilegio essere tuo figlio, grazie papà.

martedì 16 febbraio 2016

Letteratura di destra e di sinistra


 Oggi tiro fuori una polemica, di quelle che si sono raffreddate con la morte delle ideologie (che però non muoiono mai), ma che è sempre argomento buono per incendiare i salotti letterari.
Prima di iniziare devo fare una premessa: nell'argomentare farò riferimento a opere che appartengono al genere letterario conosciuto come fantascienza, questo semplicemente perché è il genere che più conosco e a cui posso riferirmi con cognizione di causa. Invito però chi non apprezza o non conosce il genere a proseguire comunque la lettura, e lo faccio per due motivi in particolare: il primo, e più importante, è che quanto dirò sulla fantascienza vale benissimo per qualunque altro genere letterario, quindi per tutta la letteratura e in generale per qualsiasi forma artistica; il secondo motivo, meno importante eppure comunque degno di menzione, è che chi meno conosce il genere potrebbe interessarsi ai testi che citerò e magari decidere di dare un'opportunità a una letteratura troppo spesso descritta ancora come omini verdi e raggi laser.
E adesso procediamo pure...

Mi è capitato qualche volta di sentir discutere persone ben più esperte di me e far riferimento a una vecchia polemica sulla fantascienza di destra e di sinistra, su questioni antiche come il muro di Berlino e sulla faziosità di certi personaggi. Il succo della faccenda starebbe nel ritenere o meno corretto strumentalizzare un testo letterario per veicolare idee di una certa parte politica, o nel ritenere fazioso chi a sua volta identifica un testo come "di destra" o "di sinistra".
Dico subito che a mio avviso a essere faziosa e strumentale è la stessa polemica e cercherò di farvi capire il perché.
Ognuno di noi ha le proprie idee, le proprie convinzioni, ed è normale che esse incidano su quanto un autore scrive e racconta, esattamente come è normale che incidano sulle sue amicizie e frequentazioni o sulla sua vita in generale.
Arte e letteratura sono impregnate della visione del mondo che, in quel preciso momento, era propria dell'autore dell'opera. Questo è particolarmente valido per quella che viene spesso definita come "letteratura impegnata" e ne è in effetti una caratteristica fortemente distintiva. Guai se non fosse così, significherebbe che tutto il tempo passato a leggere Sciascia sarebbe equivalso a prendere in mano un porno e sollazzare la mente invece del ventre.
Quando Sciascia narrava le sue storie non stava forse scrivendo qualcosa di politicamente impegnato? Qualcosa che può ben essere definito come letteratura politica? E più specificatamente come letteratura di sinistra?
Quando Orwell scrisse La Fattoria degli Animali non stava forse scrivendo letteratura di destra? E 1984 non è forse un'aspra critica dei totalitarismi? Il meraviglioso capolavoro di Tewis, Mockingbird, non è a sua volta letteratura politica? O ancora Dick nel suo meraviglioso racconto Le Pre-Persone non stava chiaramente scrivendo un'opera facilmente definibile come di destra? E Huxley, nello splendido Il Mondo Nuovo, non si rivolge con chiara preveggenza all'Occidente del dopoguerra mettendo in guardia la "gente comune" delineando brillantemente i punti chiave della sua oppressione? Non è tutto questo politica?
Autori diversi, testi diversi, momenti diversi della storia e perfino della vita di uno scrittore. Ognuno di loro ha cambiato più volte idea, crescendo e maturando come dovremmo fare noi tutti, sperimentando sulla propria pelle i fallimenti delle convinzioni più intime e modificando pezzo per pezzo una visione del mondo ogni volta inadeguata a descrivere la complessità della realtà.
La verità è che ciascuno di noi è costretto a guardare intorno a sé con il filtro delle proprie idee, tendendo a causa di ciò a inquadrare le altrui visioni come buone o cattive a seconda di come esse si incastrano con le sue. E non c'è niente di male in tutto questo, a patto però di esserne consapevoli.
Definire dispreggiativamente Heinlein come uno scrittore di destra solo perché non si condividono la sue posizioni è triste esattamente come non leggere No Logo di Naomi Klein perché è un libro di sinistra e a noi i comunisti proprio non piacciono.
Sostituite pure i nomi con chi volete, da Oriana Fallaci a Bauman o Tony Judt. Disprezzare un'opera, o un autore, perché di destra o di sinistra, mentre al contrario se ne elogia un altro a sua volta di destra o di sinistra semplicemente perché scrive le cose giuste significa essere chiusi nel proprio gretto e misero mondo incapaci di vedere come le opinioni altrui hanno lo stesso diritto di essere prese in considerazione delle nostre, come di essere brutalmente criticate al pari del diritto altrui di criticare e massacrare le nostre.
Quante volte avete sentito dire a qualcuno "io non sono di destra e nemmeno di sinistra, io sono per le cose giuste!". Si tratta di un problema di consapevolezza di sé stessi e del mondo, in cui il soggetto si pone al di sopra degli altri, definisce arbitrariamente cosa è bene e male e pretende che gli altri, al contrario di lui, siano invece impossibilitati perché marchiati da una schieramento di campo che divide diverse fazioni senza però delimitare quale fra le due abbia ragione, perché in fondo hanno torto entrambe. Insomma significa sostituire la causa con l'effetto e, per tornare alla letteratura, decidere che Sciascia non lo leggo perché siccome è di sinistra il suo libro sarà di sinistra, oppure lo leggo per lo stesso motivo, invece di considerare al contrario come il libro che Sciascia ha scritto può essere inquadrato come schierato a sinistra perché i suoi valori sono distintivi di una certa parte politica e filosofica. Se non riuscite a comprendere la differenza avete un serio problema...
Non troppo tempo fa si scatenò in rete una polemica perché una scrittrice affermava di scrivere fantascienza cattolica. Una nutrito gruppetto di filosofi atrofici decisero che si trattava di una baggianata. La fantascienza non può essere religiosa, non ha senso, perché intanto la letteratura non è di parte e perché poi tra l'altro la fantascienza chiede spazi mentali vasti e con la religione non c'entra nulla. Devo proprio farvi vedere col ditino dov'è la contraddizione? Devo proprio ricominciare da capo e spiegare di nuovo perché questa presa di posizione è più fallace e faziosa di quella di chi dichiara apertamente che ciò che scrive fa riferimento e propugna i valori di una ben precisa religione, di una ben definita visione del mondo e di una ben precisa filosofia di vita? Contrariamente all'opinione di quanti sbeffeggiarono la dichiarazione della scrittrice, l'apertura mentale di quest'ultima era ben superiore a quella dei suoi critici, non fosse altro perché era abbastanza consapevole della propria visione del mondo e di quelle altrui da essere in grado di dichiarare subito i valori che avrebbero caratterizzato i suoi scritti. E questo lo dico da ateaccio brutto e cattivo, che qualche racconto di fantascienza cattolica l'ha anche letto e lo ha trovato poco convincente, ma ciò non toglie che chiunque abbia il diritto di veicolare con l'arte i propri valori, ed è solo un pregio quello di esserne consapevole e addirittura dichiararlo in apertura.
Insomma, a conti fatti la letteratura di destra esiste come e quanto la letteratura di sinistra, come esiste un'arte religiosa e una atea, una visione del mondo così e una cosà! Il punto non è questo. Il punto è saper distinguere la causa dall'effetto, il pensiero dalla conseguenza. Il punto è ricordare che le classificazioni sono a posteriori, mai a priori.










giovedì 11 febbraio 2016

Tragico

Avevo deciso di passare in silenzio il duetto di commemorazioni dei genocidi, se non per la condivisione del passaggio di Primo Levi che ripropongo adesso.
E lo ripropongo adesso, con qualche ora di ritardo, in occasione del ricordo dei morti a causa delle persecuzioni Titine e Comuniste, perché continuo a trovare noioso, fastidioso e, non per ultimo, tragico il fatto che ci sia così tanta gente, spesso anche intelligente e titolata, che continua a compiere un processo mentale che trovo alquanto imbarazzante e, appunto, noioso e tragico.
Costoro decidono che una forza politica, un movimento, un governo, un gruppo in generale è cattivo in quanto per qualsivoglia questione usa la violenza contro individui o gruppi che, sempre secondo i giudici sopra menzionati, nulla hanno fatto per meritare questo. Dopo questo passaggio, effettivamente abbastanza logico e razionale, accade che i cattivi automaticamente sono considerati cattivi in ogni loro azione e le vittime buona a prescindere. Accade per cui che se i buoni compiono azioni simili, o addirittura uguali, non possono essere condannati perché sono, per definizione, buoni. Per cui le stesse azioni sono condannabili o meno a seconda di chi le compie, nonostante all'inizio fossero considerate la causa della definizione di bene o male. Si tratta di un percorso logico che mi lascia ogni volta stupefatto.
Ma del resto siamo figli di un'etica che risale al processo di Norimberga in cui gli imputati nazisti si cavavano d'impaccio dalle accuse dimostrando che le azioni di cui erano accusati erano state compiute anche dai "buoni" alleati e, quindi, per definizione non potevano essere crimini di guerra. Che è un'interpretazione della faccenda altrettanto perversa di quella di cui parlavo sopra.
E allora, senza andare oltre, lascio al parola a Primo Levi. Di solito si citano sempre i brevi versi che fanno da apertura a "Se Questo è un Uomo", io preferisco citare invece questo breve paragrafo della premessa, sempre allo stesso libro, che trovo di una lucidità disarmante e capaci di spiegare, in poche parole, l'essenza del problema. Sostituite la parola straniero con quello che volete, il senso è invariato. Resta chiaro oggi, come nello scorso millennio, per chi vuol vedere.

A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo.
(Primo Levi, Se Questo è un Uomo)

mercoledì 3 febbraio 2016

Ci sono venticinque...

foto di Vincenzo Cammalleri.


Ci sono venticinque che valgono ben più di un trenta e lode. Perché arrivano dopo un ventuno allo scritto, una notte insonne per l'influenza e la febbre che sale.
Ci sono venticinque che valgono più del numero per i complimenti del professore, perché più del voto conta un "sono soddisfatto perché si vede che hai studiato e perché sai ragionare e questo è molto importante".
E brucia non poterti chiamare per raccontarti tutto questo, per dirti che un altro scoglio è stato superato.
E sì, lo so, l'alcol andrebbe evitato con la febbre, ma mi piace pensare che adesso siamo in due a festeggiare. Perché dopo aver verbalizzato il mio primo pensiero è stato per te. Perché questo stupido venticinque oggi lo dedico a te.

sabato 2 gennaio 2016

Un anno di letture - 2015

Come lo scorso anno un breve e rapido passaggio su alcune delle letture di questo 2015. Ribadisco l'impossibilità di descrivere un libro in poche parole, questo post non ha alcuna pretesa di tale genere, semplicemente è un modo per tracciare le letture più significative (e anche questo è dubbio) di questi dodici mesi. Non troverete quindi tutti i libri che ho letto in questo 2015, ma solo quelli di cui ho scritto una recensione o che ho deciso di menzionare per chissà quali oscuri motivi. Per alcuni libri, avendoli io recensiti durante su altri blog, troverete direttamente il link alla recensione completa.



Cielo e Ferro di Italo Bonera & Paolo Frusca
Recensione

Saggi Politici di Naom Chomsky
Sempre interessante e pungente, Chomsky merita una lettura. Non ha molte risposte da offrire, ma le domande sono tante e tutte importanti.

2041 di David Becchetti
Recensione

Uomini e Androidi di Edmund Cooper
Recensione

Il Piacere di Scoprire di Richard Feynman
Un'intelligenza così spiccata offre quasi naturalmente immensi spunti per spingere un po' più in là i propri orizzonti.

L'uomo di Marte di Andy Weir
Caso mediatico dell'anno, se letto con l'idea di divertirsi a vedere come questo povero disperato si ingegna a sopravvivere tentando di superare le francamente incredibili avversità che il fato gli scatena contro.

Axiomatic di Greg Egan
Recensione Egan è un dei miei scrittori preferiti. Questa sua antologia è da leggere senza attendere oltre.

I Ciechi e le Stelle di Giorgio Cicogna
Recensione
Splendinda antologia di un autore dimenticato. Racconti evocativi di una umanità che cerca di spingersi oltre i limiti .
evoca il coraggio di chi, anche di fronte all'inafferrabile, non rinuncia a combattere per conquistare centimetro dopo centimetro, atomo dopo atomo, il suo posto nell'universo. - See more at: http://cronachediunsolelontano.blogspot.it/2015/03/i-ciechi-e-le-stelle-di-giorgio-cicogna.html#sthash.edR7Wu8B.dpuf

Antologia Scolastica
Racconti selezionati dal sommo Asimov. Lo scopo è quello di usare la narrativa per stimolare la capacità critica nei ragazzi. Ogni racconto presenta in appendice delle domande che si propongono di spingere il lettore a riflettere sulle tematiche affrontate.

La Terra sull'Abisso di George Stewart
Recensione
Un romanzo che non esito a definire Esistenziale.
Benché fosse accaduto tanto, e per quanto profondamente ogni esperienza lo avesse colpito e fatto soffrire, lui era sempre l’osservatore: l’uomo seduto in disparte, mai troppo coinvolto e in ogni caso desideroso di limitare la sua partecipazione.
(George R. Stewart)

Dialogo di Primo Levi & Tullio Regge
Difficile raccontare questo agile volumetto. Non è un saggio, non vi sono articoli da leggere. Troverete la trascrizione di uno scambio verbale tra due fra le menti più interessanti dello scorso secolo. Cibo per l'anima, non c'è modo migliore per definirlo.

La Dittatura delle Abitudini di Charles Duhigg
Attraverso continui riferimenti alla storia di svariati prodotti commerciali e della loro introduzione nel mercato (fino a creare un legame strettissimo cone le abitudini dei consumatori), Duhigg illustra come le abitudini ci ingabbiano e limitano le nostre scelte.

A Futura Memoria di Leonardo Sciascia
Una raccolta di articoli pubblicati da Sciascia su diverse testate giornalistiche. Gli argomenti sono i più svariati, ma questo non rende meno interessante la lettura. Splendide le pagine sui professionisti dell'Antimafia.

Darwinia di Robert Charles Wilson
Recensione

I Prigionieri del Caduceo di Ward Moore
Recensione

La Forza della Ragione di Oriana Fallaci
Oriana Fallaci, nonostante tutto, rimane sempre una lettura interessante. Diretta, pungente, non gira intorno alle parole e punta dritto al sodo. Alcuni passaggi sono di una lucidità disarmante, altri ingenui come non ti aspetteresti mai da una giornalista di tal livello. Da leggere, ma con un senso critico all'erta per difendersi dalle inevitabili assurdità.

La Madonna delle Rocce di Clelia Farris
Di fronte alla rude e stancante vita di sussistenza i legami e le abitudini radicate in una società del benessere vengono fortemente messi in discussione. La conoscenza diventa potere, come pure la forza fisica. Clelia Farris sembra voler suggerire che senza le conquiste della tecnologia, che rendono gli uomini uguali di fronte alle necessità della sopravvivenza, il sogno dell'uguaglianza fra gli uomini, come pure dell'uguaglianza fra i sessi, è privo di significato.
Fra 418 giorni i soccorsi entreranno nel sistema di Okri e Ommi e ci porteranno macchinari per lavorare la terra, pompe di irrigazione, pannelli per abitazioni ecocompatibili, lastricatrici automatiche, docce a vapore, veicoli a idrogeno che si comandano spostando una levetta, bioincubatrici, refrigeratori e tutte quelle indispensabili carabattole che ci rendono uguali.
(Clelia Farris)

L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere di Kundera
Dopo anni di attesa mi sono deciso a leggere questo famosissimo romanzo. Piacevolmente colpito, in particolare dal persistente senso di smarrimento di fronte all'imponderabile che pervade le pagine.
Qualsiasi studente nell'ora di fisica può provare con esperimenti l'esattezza di un'ipotesi scientifica. L'uomo, invece, vivendo una sola vita, non ha alcuna possibilità di verificare un'ipotesi mediante un esperimento, e perciò non saprà mai se avrebbe dovuto o no dare ascolto al proprio sentimento.[...]

[...]Se la storia ceca si potesse ripetere, sarebbe certo desiderabile provare ogni volta la seconda eventualità e poi confrontare i due risultati. Senza un simile esperimento, ogni considerazione non è che un gioco di ipotesi.
(Kundera)

Spore di Andrea Viscusi
Dopo aver apprezzato il suo "Dimenticami, Trovami, Sognami", ho deciso di dare ancora fiducia a Viscusi e provare questa antologia personale. Mi dichiaro pienamente soddisfatto, i racconti sono semplici, senza fronzoli, rapidi alla lettura e non privi di un certo significato profondo.

L'Innaturale Evoluzione delle Cose di Giuseppe Iacolino
Romanzo d'esordio del giovane scrittore Palmese. Pur essendo un'opera prima regge benissimo l'urtro e risulta un romanzo da cui è difficile staccarsi prima di averlo finito.
Bisogna avere un caos dentro di sè per partorire una stella danzante.
(Nietzsch, Così Parlò Zarathustra)

I Cosiddetti Sani: Patologia della Normalità di Erich Fromm
Un insieme di saggi che spaziano su diversi argomenti. Molto interessante la prima parte (che occupa più della metà del volume), meno le successive tre.
Proviamo a immaginare un futuro in cui la gente lavori solo quattro ore al giorno, guadagnando il doppio o il triplo di oggi. Norman Thomas e i fautori del New Deal [la politica economica e sociale del presidente F. D. Roosevelt], e magari anche buona parte dei repubblicani, la considererebbero una meta estremamente auspicabile.
Che, tra l'altro, corrisponderebbe ai sogni più arditi del socialismo di mezzo secolo fa. Una tale condizione andrebbe addirittura molto al di là, e sarebbe molto più radicale, di quello che Karl Marx descriveva come lo scopo immediato del socialismo e della rivoluzione. Dunque, proviamo a immaginare che sia possibile. Che cosa accadrebbe?
Sarebbe una vera catastrofe! Sarebbe un fiorire di crolli nervosi, poiché gli uomini non saprebbero assolutamente che fare del loro tempo e della loro vita. Inizierebbero a comprare come pazzi. Comprerebbero un'auto nuova ogni sei mesi. E anche così proverebbero un profondo disappunto perché quel paradiso in terra, l'esaudimento di tutti i loro desideri, non ha alcun senso, è assurdo.
Ciò che spinge avanti il mondo è che il paradiso non viene mai raggiunto, che rimane sempre in lontananza, all'orizzonte. Possiamo consolarci dicendoci che un giorno arriverà la soluzione, la liberazione. E dato che la maggioranza della popolazione, se guardiamo la media dei redditi, non vedrà mai quel giorno, la speranza resta sempre viva. Una speranza che non viene mai del tutto meno, poiché siamo convinti che quello che abbiamo non ci basta e che, se avessimo di più, saremmo felici. Se si realizzasse veramente la situazione in cui la gente potesse lavorare solo due o tre ore al giorno, con un salario o uno stipendio moltiplicato, si tratterebbe in realtà di una vera e propria catastrofe.
Per secoli, scrittori e utopisti hanno descritto con parole toccanti il sommo ideale: una vita in cui pochissimo tempo viene impiegato per ottenere quello che serve per vivere, dove esiste ogni genere di beni di consumo e non manca nulla. Proviamo a immaginare realisticamente che cosa avverrebbe se oggi fosse possibile vivere così! Faremmo di tutto per evitare tale condizione, perché ci condurrebbe ineluttabilmente a un crollo psichico. Non siamo assolutamente preparati a impiegare in modo sensato la nostra vita e il nostro tempo, che sono invece diventati due aspetti di quella religione del produrre e consumare nella quale produzione e consumo non hanno più alcun rapporto con i reali e concreti bisogni dell'uomo.





Cicogna non trascura la componente umana. Nei suoi racconti non commette mai l'errore di considerare la scienza come inevitabilmente benefica, al contrario pone l'uomo (e le sue scelte) come artefice del proprio destino. I Ciechi e le Stelle è un titolo fortemente evocativo. Lascia pensare a un'umanità che arranca nella ricerca della conoscenza, che sogna traguardi straordinari, ma che è costretto a fare i conti con i limiti imposti dalla natura stessa, con il proprio limitato corpo e la propria mente forgiata dall'evoluzione a pensare in un certo modo. Cieco è l'uomo che non può comprendere ciò che ha di fronte perché i suoi sensi non possono percepirlo, i suoi strumenti sono insufficienti o il suo modo di pensare il mondo non permette di inquadrare il fenomeno in una teoria. I Ciechi e le Stelle evoca lo slancio dell'uomo verso un'impresa più grande dell'uomo stesso, evoca il coraggio di chi, anche di fronte all'inafferrabile, non rinuncia a combattere per conquistare centimetro dopo centimetro, atomo dopo atomo, il suo posto nell'universo. - See more at: http://cronachediunsolelontano.blogspot.it/2015/03/i-ciechi-e-le-stelle-di-giorgio-cicogna.html#sthash.edR7Wu8B.dpuf