Quello che segue è un mio intervento pubblicato su
Cronache di un Sole Lontano, che prende spunto da un romanzo di Alan E. Nourse per affrontare il tema della sanità. Buona lettura.
Una delle caratteristiche più dirompenti della fantascienza è
quella di proporre idee nude e crude. Tra meravigliose astronavi, pianeti
incredibili, tecnologie avveniristiche e alieni di ogni forma e dimensione, si
cela in buona parte del genere un insidioso serpente che
perseguita i cervelli dormienti del popolo assonnato: l'idea.
Lungi dall'accettare l'etichetta affibbiatagli con troppa celerità dall'élite
intellettuale, la stessa che giusto qualche anno fa bollò il tema della vita
nell'universo come insignificante, generazioni di autori hanno deliziato le
menti dei loro voraci lettori disseminando le pagine della letteratura popolare
con il serpente dell'Eden. Questi infingardi hanno osato sporcare la
letteratura popolare introducendo il seme del pensiero, proponendo
nelle proprie pagine audaci ipotesi scientifiche, sociali, tecnologiche e
politiche. E allora accanto all'imprescindibile sense of wonder che fa ancora
oggi innamorare migliaia di lettori ecco che l'opera di fantascienza si fa
portatrice tra il volgo di temi che altrimenti sarebbe ben difficile trovare in
opere considerate “commerciali”.
Caratteristica propria della fantascienza, a volte chiamata non
a caso letteratura d'anticipazione, è quella di affrontare temi di particolare
rilevanza sociale ben prima che essi diventino consapevolezza comune. E poco
importa che non sempre il prodotto sia eccellente in quanto a stile, quello che
conta è il fatto che introduca certi temi in forma leggera, scorrevole,
offrendo la possibilità al lettore di svagarsi e allo stesso tempo stuzzicando
la sua curiosità verso ciò che va oltre il suo naso.
È questo il caso del romanzo Medicorriere (Bladerunner nell'originale) di Alan
Edward Nourse, scrittore americano del novecento e, non a caso, medico.
Si tratta di uno di quei romanzi veloci, rapidi da leggere e rapidi nella
trama, non particolarmente curati nello stile, come neppure nella trattazione
dei personaggi, ma che offrono quel quid imprescindibile per il lettore che
vuole dilettarsi nel classico “e se...?”
In questo romanzo del 1974 Nourse descrive un'America alle prese con crisi sanitaria che ha rischiato di portare
la nazione al collasso. A causa dell'invecchiamento della popolazione e
dell'aumento delle malattie croniche, la spesa sanitaria è aumentata
vertiginosamente, causando un peso sempre crescente in termini economici per i
più giovani, sulle cui spalle ricade il peso delle tasse necessarie necessarie
a sostenere le spese dei più anziani (vi ricorda qualcosa?).
Non può mancare l'eugenetica, adattata all'America liberale,
in cui nulla può essere imposto direttamente, ma solo
tramite scelta almeno apparentemente libera. Tornano infatti alla ribalta le
teorie sul progressivo decadimento del pool genetico della razza umana. A causa
delle cure sviluppate dalla medicina infatti, sempre più persone “deboli” e
malate riescono a sopravvivere e, purtroppo per i nostri geni collettivi, a
riprodursi. La conseguenza di questo è ovviamente un peggioramento della salute
a monte, e cioè al netto della medicina. Se infatti grazie alle cure mediche la
salute è drasticamente migliorata, è altrettanto vero che sempre più medici, e
farmaci, servono per garantire quella che un tempo era la normalità.
Da questa premessa, attuale oggi esattamente come quaranta anni fa, l'estrema
conseguenza è immaginare un sistema sanitario che preveda le cure gratuite per
ogni individuo a condizione che colui che ne usufruisca rinunci al diritto di
procreare! La soluzione a entrambi i problemi, il peso crescente della spesa
sanitaria e il peggioramento del pool genetico, è la sterilizzazioni di quanti
chiedono il privilegio di usufruire delle cure gratuite. L'ovvia conseguenza di questa situazione è il proliferare
della medicina clandestina: un numero sempre maggiore di medici offre
le proprie prestazioni clandestinamente per quanti desiderano curarsi senza
pagarne le indesiderate conseguenze.
Ed ecco spiegato il titolo del romanzo, Medicorriere: il protagonista della
storia è infatti Billy, un giovanissimo medicorriere, specializzato cioè nel
rifornire il medico per cui lavora di tutti i ferri necessari alle operazioni
“non autorizzate” e nel reperire il materiale sanitario più generico, come
anche i farmaci. Billy, insieme alla giovane infermiera Molly, lavora per il
dottor Long. Questi ha perso moglie e figlia negli incidenti scoppiati a causa
dell'insostenibile situazione che ha portato alle drastiche scelte in ambito
sanitario di cui abbiamo parlato. Numerose persone hanno infatti trasformato la
propria frustrazione in rabbia verso la medicina in generale. Seguendo il
messia di turno che professa il credo secondo cui la medicina non è utile, ma
anzi dannosa, si sono trasformati in fanatici persecutori della classe medica,
pronti a bastonare e perfino uccidere chiunque la eserciti (anche questo è un
tema estremamente attuale: basti pensare alle sempre più estreme proteste
contro la sperimentazione sugli animali e l'ambiente medico in generale).
Il dottor Long però ha deciso di dedicarsi, nonostante le
proprie tristi vicende, alla cura di quanti si rifiutano di accettare il diktat
imposto dalla legge. Imprescindibile sarà per il suo lavoro il nostro Billy,
che diventerà fondamentale quando una subdola epidemia virale rischierà di
sterminare rapidamente l'intera popolazione e farà tremare l'equilibrio
sanitario raggiunto dalla legge eugenetica.
Nonostante si tratti di un romanzo di sole duecento pagine i temi trattati sono
tanti e importanti: il costo crescente della sanità, il sempre maggiore numero
dei malati e soprattutto delle malattie croniche (cioè quelle che si
protraggono per anni o decenni), il senso di sfiducia verso la scienza medica e
l'intolleranza verso di essa di alcune frange della popolazione, il controllo
eugenetico (rivisitato in questo romanzo in chiave decisamente differente
rispetto alle più classiche sterilizzazioni forzate).
In tempi di recessione economica, quali quelli che ci troviamo ad affrontare, i
tagli alla spesa pubblica si fanno sempre più massicci. Accanto ai soldi
recuperati dagli sprechi vi sono però le sempre più grandi difficoltà di chi si
trova ogni giorno a dover trattare sempre più pazienti con terapie sempre più
costose e con risorse sempre meno adeguate. I tagli non risparmiano nessuno,
persino il numero di borse di specializzazione per i giovani medici neolaureati
che intendono intraprendere il percorso di specializzazione (oggi necessario
per esercitare la professione a meno che non ci si voglia limitare alle guardie
mediche) è diminuito negli ultimi anni e sembra che diverrà sempre più irrisorio.
Come nel romanzo di Nourse, anche oggi assistiamo al
paradosso di una società che richiede sempre più cure e che però, a causa dei
costi, forma sempre meno personale qualificato. I costi sanitari non lasciano spazio di manovra: del resto le terapie croniche
sono quelle più remunerative per le case farmaceutiche, che possono guadagnare
molto da un farmaco che un paziente è costretto a prendere per dieci o
addirittura vent'anni.
E se in Italia una parte della soluzione può essere quella di tagliare gli
esami diagnostici inutili (e ve ne sono tanti), in America al contrario questi
continuano a proliferare, in quanto il loro costo ricade sulle assicurazioni private, che a loro volta si
rifanno sul cittadino: il risultato è ovviamente lo stesso.
La scienza del ventesimo secolo ci aveva promesso meraviglie
e non pochi esaltati si sono spinti in passato a prevedere addirittura la
vittoria su tutte le malattie e perfino sulla morte. Di fronte invece
all'ineluttabile realtà del decadimento biologico e della morte, che può essere
ritardata ma non evitata, le promesse della medicina si sono trasformate in un
boomerang e sempre più spesso assistiamo alla tragedia di chi non riesce a
credere che nel 2000 si debba ancora morire per i motivi più disparati.
Proliferano quindi ancora oggi i millantatori, i santoni alla Vannoni, pronti a
offrire la panacea per ogni male, che si rivelano però inevitabilmente
farabutti senza scrupoli disposti ad abusare del dolore e dell'ignoranza allo
scopo di arricchirsi.
Invece di meravigliarci dei risultati della scienza, in campo
medico come in tanti altri, la realtà è che l'uomo comune non accetta
l'ineluttabile, l'imprevedibile, il rischio statistico della malattia e la certezza
della morte. Ci siamo abituati all'idea che la scienza medica ci garantisca la
possibilità di arrivare alla soglia del secolo, e non siamo disposti ad
accettare che si possa morire a vent'anni, come a quaranta o a sessanta, per
una qualunque malattia che arrivi inaspettata.
Forse il tema meno attuale è quello eugenetico. Sulla scia
degli orrori della seconda guerra mondiale il mondo occidentale ha
lentamente rinunciato ai sogni di “miglioramento della razza”, di cui non solo i
nazisti erano infatuati. E gli Stati Uniti in questo non furono secondi a
nessuno, e anzi anticiparono i tempi, introducendo leggi “modernissime” agli
inizi del novecento allo scopo di impedire la riproduzione degli inadatti:
<<La prima legge sulla sterilizzazione forzata entrò in vigore nel 1907
nell' Indiana. Successivamente, fu adottata da altri 29 Stati, tra cui la
Virginia nel 1924. Le leggi imponevano la sterilizzazione alle persone
«socialmente inadeguate», ritenute cioè immorali, criminali, alcolisti,
tossicodipendenti, eccetera. Colpirono fatalmente quanti fossero sospettati di
«difetti ereditari», dai malati mentali ai disabili, dai cosiddetti «bianchi
spazzatura» ai neri e pellerossa meno istruiti e più ribelli. La sola
California sterilizzò oltre 20 mila persone, un record. «I fautori dell'
eugenetica, una scienza arrivata dall' Inghilterra - ha commentato lo storico
Gregory Dorr - erano convinti di essere i pionieri di una società ideale». La
Virginia approvò la «Legge sulla sterilizzazione eugenetica» lo stesso giorno
in cui passò la «Legge sull' integrità della razza», che vietava i matrimoni
tra i bianchi e i neri. Nei decenni, oltre la metà degli interventi vennero
eseguiti all' Istituto degli epilettici e dei malati di mente di Lynchburg. La
Corte suprema degli Stati Uniti ne sancì la legittimità al processo di Carrie
Buck, una giovane rimasta incinta in minore età. Il presidente della Corte
Oliver Wendell Holmes esaminò la giovane, sua figlia e sua madre, e decretò:
«Tre generazioni di imbecilli sono sufficienti. Si proceda». Le sterilizzazioni
diminuirono dopo la Seconda Guerra mondiale, grazie allo sdegno suscitato dall'
Olocausto. Ma in Virginia continuarono sporadicamente fino al ' 79.
>>(Corriere della Sera, 4 febbraio 2001).
Veramente molta carne sul fuoco per un romanzo tutto sommato
breve. Nourse ha saputo intrecciare le sue doti di scrittore e medico per
produrre una storia ricca di spunti di altissimo livello. Pur se non trattati
in modo esaustivo, offrono comunque la possibilità di riflettere su tematiche
attuali oggi più che mai, sulle quali è
importante riflettere come cittadini e, non ultimo, come individui pensanti.
Ecco quindi che la fantascienza adempie l'importante compito di scaraventare il
lettore in un mondo che rende estreme le conseguenze dell'oggi, obbligandolo ad
affrontare la realtà nella sua forma più cruda, rendendogli allo stesso tempo
il privilegio di prender coscienza della situazione.
Sempre di più sono infatti gli scrittori che affrontano, o hanno affrontato,
temi complessi dal punto di vista morale, ad esempio in ambito biologico e
genetico (Nancy Kress)e ambientale (John Brunner).
Di fronte ad una realtà quotidiana che con sempre crescente frequenza ci pone
di fronte a condizioni estreme e per
molti inimmaginabili, sempre più spesso il lettore di fantascienza si trova ad
essere uno dei pochi che non si stupisce, che può dire con cognizione “io me
l'aspettavo” o almeno “qualcuno lo aveva già previsto”. E ogni volta che questo
accade la fantascienza si prende la sua rivincita su quell'intellettuale che
continua a bollarla come semplice narrativa commerciale.