domenica 30 novembre 2014

Un consiglio vecchio nove anni

Questo è un pezzo pubblicato sul mio vecchio blog il 23 giugno 2009. Ogni tanto mi piace andare a rileggere le mie vecchie cose e, ancora di più, apprezzo i commenti lasciati dagli amici che c'erano e magari adesso non ci sono più. Questo post fu ispirato dal ricordo di una professoressa del liceo, forse la migliore che io abbia mai avuto. Credo che quel consiglio oggi, a distanza di nove anni e più, debba essere ancora valido.



Ci sono delle parole che non si posso dimenticare,
dette da chi ha attraversato la nostra vita e ha lasciato qualcosa di indelebile.
Ci lasciano un messaggio marchiato a fuoco sulla carne
che porteremo per sempre con noi...




In quell’età che più di tutte profuma di libertà ed emozioni,
quando tutto è nuovo,
quando tutto è importante...






in quel luogo in cui invece sentiamo le prigioni della società,
una persona fu educatrice, prima ancora che insegnante…
le sue parole ed il suo carisma hanno toccato molti di noi,
che dopo quattro anni ancora ricordiamo con affetto e piacere
quelle sue parole che ci facevano sentire liberi...
...e vivi




ed un consiglio...
diverso dai soliti consigli che danno i grandi:

NUTRITE IL VOSTRO CERVELLO DI EMOZIONI!




Grazie professoressa...



giovedì 27 novembre 2014

Ursula Le Guin e il ruolo della letteratura

L'ispirazione per il post di oggi è il discorso di Ursula K. Le Guin, scrittice americana del fantastico,  premiata col National Book Awards per il suo contributo alla letteratura americana.



Per chi non mastica l'inglese ecco la traduzione di Silvio Sosio.
La scrittrice americana, dopo aver ringraziato famiglia e collaboratori, ha voluto condividere idealmente il premio con i colleghi del fantastico che per decenni sono stati considerati mestieranti di serie B ed ha poi espresso la convinzione che il ruolo della letteratura non è il semplice intrattenimento o la scalata dei bestseller, bensì la capacità di sperimentare e immaginare una realtà differente, ricordando che quello che oggi diamo per scontato non è necessariamente immutabile.
È nella letteratura, nella poesia, nel dramma, nel romanzo che i modelli filosofici e il vaglio delle possibilità metafisiche e morali ricevono la densità, il peso realizzato ed esistenziale (letteralmente, la Dichtung) della vita vissuta.
(George Steiner)
L'arte, e in questo caso la letteratura, non può ridursi a semplice esercizio di stile, a mera ricerca del piacere e dell'intrattenimento, a puro altare per l'ego dell'artista. Allo stesso tempo non può essere un semplice elenco di fatti, idee e concetti. Il ruolo dell'artista, il talento, sta nel saper costruire un immaginario in cui il fruitore dell'opera, sia essa un dipinto o un romanzo, possa immedesimarsi in modo da sentire sulla propria pelle l'impatto di un concetto, di un'idea, di un emozione, che non avrebbe avuto modo di conoscere e sperimentare altrimenti. Lo scrittore immagina una storia e rende possibile al lettore il "vivere" un'esperienza dalla quale può uscire trasformato, dopo aver assaporato una nuova prospettiva.
L'arte non può sostituire lo studio, ma può integrarlo e rendere tangibile un'idea, esattamente come un film o un videogioco ambientato nell'antica Roma possono rendere l'idea di quell'epoca molto meglio delle pagine di un testo scolastico.
[...] avremo bisogno delle voci di scrittori capaci di vedere alternative al modo in cui viviamo ora, capaci di vedere, al di là di una società stretta dalla paura e dall'ossessione tecnologica, altri modi di essere, e immaginare persino nuove basi per la speranza. Abbiamo bisogno di scrittori che si ricordino la libertà. Poeti, visionari, realisti di una realtà più grande.[...]
Una cosa è ipotizzare un sistema sociale migliore, ben altra cosa è  realizzarlo. La letteratura può porsi in mezzo. Può porre, nel suo immaginifico, l'uomo in una utopia e guidare il lettore al suo interno, permettendogli di sperimentare, pur con i limiti di una finzione letteraria, le differenze con la realtà del suo vissuto.

[...]I libri non sono merce. Gli scopi del mercato sono spesso in conflitto con gli scopi dell'arte. Viviamo nel capitalismo, e il suo potere sembra assoluto… ma attenzione, lo sembrava anche il diritto divino dei re. Gli esseri umani possono resistere e sfidare ogni potere umano. La resistenza spesso comincia con l'arte, e ancora più spesso con la nostra arte, l'arte delle parole.
 Etichettata per decenni come "narrativa di serie B" e "buona la massimo per i bambini", la fantascienza è la letteratura dell'alternativa, delle speranze di una realtà differente, magari migliore, e allo stesso tempo è la sentinella che ci mette in guardia sulle conseguenze, a volte negative, dei cambiamenti che sono in atto.
Mentre i professionisti del mainstream starnazzano in tv e sui giornali affrontando in maniera superficiale quelli che sarebbero temi fondamentali per ogni buon cittadino (e individuo pensante) come l'ingegneria genetica, l'ambiente, il concetto di genere, da decenni gli scrittori di fantascienza affrontano gli stessi argomenti con ben più competenza dell'opinionista della tv. Rendendo semplice e divertente per chi non conosce certi argomenti almeno un primo approccio.
Quando nel 2010 fra le tracce della prova di italiano agli esami di maturità i candidati si sono trovati di fronte un saggio sul tema “Siamo Soli?” nessuno stupore di fronte alle grette e rivelatrici reazioni del mondo accademico e della società in generale. Di fronte ad una traccia d’esame che chiedeva allo studente di affrontare il tema della vita fuori dal pianeta Terra la reazione universale è stata di scherno:" ma come?adesso abbiamo gli ufo alla maturità? Come siamo caduti in basso". Le stesse tracce indicate dal Ministero erano ben lontane dall'offrire una panoramica quantomeno decente sull'argomento. In realtà sembravano scelte allo scopo di indirizzare i candidati verso una critica della scienza, e della dignità di cui essa avrebbe privato l'uomo, e allo stesso tempo ponevano la questione della vita nell'universo come un atto di fede, quasi a voler privare la questione del diritto di cittadinanza in ambito filosofico e scientifico.
In realtà degli effetti della scienza e delle reazioni dell'uomo alla teconologia e allo shock del futuro ne hanno già parlato, e continuano a parlarne, gli scrittori di quella fantascienza che ancora oggi qualcuno considera solo omini verdi e raggi spaziali.  
Per fortuna c'è chi, nonostante tutto, ha voglia di guardare più lontano e ricominciare a sognare...



domenica 23 novembre 2014

Bladerunner, la medicina e la fantascienza che ci aveva avvisati

Quello che segue è un mio intervento pubblicato su Cronache di un Sole Lontano, che prende spunto da un romanzo di Alan E. Nourse per affrontare il tema della sanità. Buona lettura.


Una delle caratteristiche più dirompenti della fantascienza è quella di proporre idee nude e crude. Tra meravigliose astronavi, pianeti incredibili, tecnologie avveniristiche e alieni di ogni forma e dimensione, si cela in buona parte del genere un insidioso serpente che perseguita i cervelli dormienti del popolo assonnato: l'idea.
Lungi dall'accettare l'etichetta affibbiatagli con troppa celerità dall'élite intellettuale, la stessa che giusto qualche anno fa bollò il tema della vita nell'universo come insignificante, generazioni di autori hanno deliziato le menti dei loro voraci lettori disseminando le pagine della letteratura popolare con il serpente dell'Eden. Questi infingardi hanno osato sporcare la letteratura popolare introducendo il seme del pensiero, proponendo nelle proprie pagine audaci ipotesi scientifiche, sociali, tecnologiche e politiche. E allora accanto all'imprescindibile sense of wonder che fa ancora oggi innamorare migliaia di lettori ecco che l'opera di fantascienza si fa portatrice tra il volgo di temi che altrimenti sarebbe ben difficile trovare in opere considerate “commerciali”.
Caratteristica propria della fantascienza, a volte chiamata non a caso letteratura d'anticipazione, è quella di affrontare temi di particolare rilevanza sociale ben prima che essi diventino consapevolezza comune. E poco importa che non sempre il prodotto sia eccellente in quanto a stile, quello che conta è il fatto che introduca certi temi in forma leggera, scorrevole, offrendo la possibilità al lettore di svagarsi e allo stesso tempo stuzzicando la sua curiosità verso ciò che va oltre il suo naso.
È questo il caso del romanzo Medicorriere (Bladerunner nell'originale) di Alan Edward Nourse, scrittore americano del novecento e, non a caso, medico.
Si tratta di uno di quei romanzi veloci, rapidi da leggere e rapidi nella trama, non particolarmente curati nello stile, come neppure nella trattazione dei personaggi, ma che offrono quel quid imprescindibile per il lettore che vuole dilettarsi nel classico “e se...?”
In questo romanzo del 1974 Nourse descrive un'America alle prese con crisi sanitaria che ha rischiato di portare la nazione al collasso. A causa dell'invecchiamento della popolazione e dell'aumento delle malattie croniche, la spesa sanitaria è aumentata vertiginosamente, causando un peso sempre crescente in termini economici per i più giovani, sulle cui spalle ricade il peso delle tasse necessarie necessarie a sostenere le spese dei più anziani (vi ricorda qualcosa?).
Non può mancare l'eugenetica, adattata all'America liberale, in cui nulla può essere imposto direttamente, ma solo tramite scelta almeno apparentemente libera. Tornano infatti alla ribalta le teorie sul progressivo decadimento del pool genetico della razza umana. A causa delle cure sviluppate dalla medicina infatti, sempre più persone “deboli” e malate riescono a sopravvivere e, purtroppo per i nostri geni collettivi, a riprodursi. La conseguenza di questo è ovviamente un peggioramento della salute a monte, e cioè al netto della medicina. Se infatti grazie alle cure mediche la salute è drasticamente migliorata, è altrettanto vero che sempre più medici, e farmaci, servono per garantire quella che un tempo era la normalità.
Da questa premessa, attuale oggi esattamente come quaranta anni fa, l'estrema conseguenza è immaginare un sistema sanitario che preveda le cure gratuite per ogni individuo a condizione che colui che ne usufruisca rinunci al diritto di procreare! La soluzione a entrambi i problemi, il peso crescente della spesa sanitaria e il peggioramento del pool genetico, è la sterilizzazioni di quanti chiedono il privilegio di usufruire delle cure gratuite. L'ovvia conseguenza di questa situazione è il proliferare della medicina clandestina: un numero sempre maggiore di medici offre le proprie prestazioni clandestinamente per quanti desiderano curarsi senza pagarne le indesiderate conseguenze.
Ed ecco spiegato il titolo del romanzo, Medicorriere: il protagonista della storia è infatti Billy, un giovanissimo medicorriere, specializzato cioè nel rifornire il medico per cui lavora di tutti i ferri necessari alle operazioni “non autorizzate” e nel reperire il materiale sanitario più generico, come anche i farmaci. Billy, insieme alla giovane infermiera Molly, lavora per il dottor Long. Questi ha perso moglie e figlia negli incidenti scoppiati a causa dell'insostenibile situazione che ha portato alle drastiche scelte in ambito sanitario di cui abbiamo parlato. Numerose persone hanno infatti trasformato la propria frustrazione in rabbia verso la medicina in generale. Seguendo il messia di turno che professa il credo secondo cui la medicina non è utile, ma anzi dannosa, si sono trasformati in fanatici persecutori della classe medica, pronti a bastonare e perfino uccidere chiunque la eserciti (anche questo è un tema estremamente attuale: basti pensare alle sempre più estreme proteste contro la sperimentazione sugli animali e l'ambiente medico in generale).
Il dottor Long però ha deciso di dedicarsi, nonostante le proprie tristi vicende, alla cura di quanti si rifiutano di accettare il diktat imposto dalla legge. Imprescindibile sarà per il suo lavoro il nostro Billy, che diventerà fondamentale quando una subdola epidemia virale rischierà di sterminare rapidamente l'intera popolazione e farà tremare l'equilibrio sanitario raggiunto dalla legge eugenetica.
Nonostante si tratti di un romanzo di sole duecento pagine i temi trattati sono tanti e importanti: il costo crescente della sanità, il sempre maggiore numero dei malati e soprattutto delle malattie croniche (cioè quelle che si protraggono per anni o decenni), il senso di sfiducia verso la scienza medica e l'intolleranza verso di essa di alcune frange della popolazione, il controllo eugenetico (rivisitato in questo romanzo in chiave decisamente differente rispetto alle più classiche sterilizzazioni forzate).
In tempi di recessione economica, quali quelli che ci troviamo ad affrontare, i tagli alla spesa pubblica si fanno sempre più massicci. Accanto ai soldi recuperati dagli sprechi vi sono però le sempre più grandi difficoltà di chi si trova ogni giorno a dover trattare sempre più pazienti con terapie sempre più costose e con risorse sempre meno adeguate. I tagli non risparmiano nessuno, persino il numero di borse di specializzazione per i giovani medici neolaureati che intendono intraprendere il percorso di specializzazione (oggi necessario per esercitare la professione a meno che non ci si voglia limitare alle guardie mediche) è diminuito negli ultimi anni e sembra che diverrà sempre più irrisorio.
Come nel romanzo di Nourse, anche oggi assistiamo al paradosso di una società che richiede sempre più cure e che però, a causa dei costi, forma sempre meno personale qualificato. I costi sanitari non lasciano spazio di manovra: del resto le terapie croniche sono quelle più remunerative per le case farmaceutiche, che possono guadagnare molto da un farmaco che un paziente è costretto a prendere per dieci o addirittura vent'anni.
E se in Italia una parte della soluzione può essere quella di tagliare gli esami diagnostici inutili (e ve ne sono tanti), in America al contrario questi continuano a proliferare, in quanto il loro costo  ricade sulle assicurazioni private, che a loro volta si rifanno sul cittadino: il risultato è ovviamente lo stesso.
La scienza del ventesimo secolo ci aveva promesso meraviglie e non pochi esaltati si sono spinti in passato a prevedere addirittura la vittoria su tutte le malattie e perfino sulla morte. Di fronte invece all'ineluttabile realtà del decadimento biologico e della morte, che può essere ritardata ma non evitata, le promesse della medicina si sono trasformate in un boomerang e sempre più spesso assistiamo alla tragedia di chi non riesce a credere che nel 2000 si debba ancora morire per i motivi più disparati. Proliferano quindi ancora oggi i millantatori, i santoni alla Vannoni, pronti a offrire la panacea per ogni male, che si rivelano però inevitabilmente farabutti senza scrupoli disposti ad abusare del dolore e dell'ignoranza allo scopo di arricchirsi.
Invece di meravigliarci dei risultati della scienza, in campo medico come in tanti altri, la realtà è che l'uomo comune non accetta l'ineluttabile, l'imprevedibile, il rischio statistico della malattia e la certezza della morte. Ci siamo abituati all'idea che la scienza medica ci garantisca la possibilità di arrivare alla soglia del secolo, e non siamo disposti ad accettare che si possa morire a vent'anni, come a quaranta o a sessanta, per una qualunque malattia che arrivi inaspettata.
Forse il tema meno attuale è quello eugenetico. Sulla scia degli orrori della seconda guerra mondiale  il mondo occidentale ha lentamente rinunciato ai sogni di “miglioramento della razza”, di cui non solo i nazisti erano infatuati. E gli Stati Uniti in questo non furono secondi a nessuno, e anzi anticiparono i tempi, introducendo leggi “modernissime” agli inizi del novecento allo scopo di impedire la riproduzione degli inadatti:
<<La prima legge sulla sterilizzazione forzata entrò in vigore nel 1907 nell' Indiana. Successivamente, fu adottata da altri 29 Stati, tra cui la Virginia nel 1924. Le leggi imponevano la sterilizzazione alle persone «socialmente inadeguate», ritenute cioè immorali, criminali, alcolisti, tossicodipendenti, eccetera. Colpirono fatalmente quanti fossero sospettati di «difetti ereditari», dai malati mentali ai disabili, dai cosiddetti «bianchi spazzatura» ai neri e pellerossa meno istruiti e più ribelli. La sola California sterilizzò oltre 20 mila persone, un record. «I fautori dell' eugenetica, una scienza arrivata dall' Inghilterra - ha commentato lo storico Gregory Dorr - erano convinti di essere i pionieri di una società ideale». La Virginia approvò la «Legge sulla sterilizzazione eugenetica» lo stesso giorno in cui passò la «Legge sull' integrità della razza», che vietava i matrimoni tra i bianchi e i neri. Nei decenni, oltre la metà degli interventi vennero eseguiti all' Istituto degli epilettici e dei malati di mente di Lynchburg. La Corte suprema degli Stati Uniti ne sancì la legittimità al processo di Carrie Buck, una giovane rimasta incinta in minore età. Il presidente della Corte Oliver Wendell Holmes esaminò la giovane, sua figlia e sua madre, e decretò: «Tre generazioni di imbecilli sono sufficienti. Si proceda». Le sterilizzazioni diminuirono dopo la Seconda Guerra mondiale, grazie allo sdegno suscitato dall' Olocausto. Ma in Virginia continuarono sporadicamente fino al ' 79. >>(Corriere della Sera, 4 febbraio 2001).
Veramente molta carne sul fuoco per un romanzo tutto sommato breve. Nourse ha saputo intrecciare le sue doti di scrittore e medico per produrre una storia ricca di spunti di altissimo livello. Pur se non trattati in modo esaustivo, offrono comunque la possibilità di riflettere su tematiche attuali oggi più che mai, sulle quali è importante riflettere come cittadini e, non ultimo, come individui pensanti.
Ecco quindi che la fantascienza adempie l'importante compito di scaraventare il lettore in un mondo che rende estreme le conseguenze dell'oggi, obbligandolo ad affrontare la realtà nella sua forma più cruda, rendendogli allo stesso tempo il privilegio di prender coscienza della situazione.
Sempre di più sono infatti gli scrittori che affrontano, o hanno affrontato, temi complessi dal punto di vista morale, ad esempio in ambito biologico e genetico (Nancy Kress)e ambientale (John Brunner).
Di fronte ad una realtà quotidiana che con sempre crescente frequenza ci pone di fronte a  condizioni estreme e per molti inimmaginabili, sempre più spesso il lettore di fantascienza si trova ad essere uno dei pochi che non si stupisce, che può dire con cognizione “io me l'aspettavo” o almeno “qualcuno lo aveva già previsto”. E ogni volta che questo accade la fantascienza si prende la sua rivincita su quell'intellettuale che continua a bollarla come semplice narrativa commerciale.

giovedì 20 novembre 2014

L'insondabile destino di una formica sulla scacchiera


Questo è il mio primo, e fino ad ora unico, racconto. Vincitore  della I° Edizione del Contest Sci-Fi di Link2Universe “Spazio all'Immaginazione”, dedicata ai racconti di lunghezza massima 18.000 battute. Lo scrissi per gioco, quando con alcuni amici di un forum (La Vita è Altrove) decidemmo di scrivere un raccontino ciascuno e raccoglierli tutti insieme in un ebook autopubblicato. Purtroppo il progetto finì nel nulla e il racconto mi rimase in un cassetto. In estate però il bellissimo blog Link2Universe ha deciso di bandire un contest per racconti di fantascienza e così ho deciso di buttarmi. Il mio racconto si è ben difeso, arrivando addirittura a vincere il contest. Spero vi piaccia, buona lettura.



L'insondabile destino di una formica sulla scacchiera
Vincenzo Cammalleri
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Il Signore Dio disse allora: «Ecco l'uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!». Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. Scacciò l'uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita. (Genesi 3, 22-24)
Sono il Comandante Giuseppe Aretino, in missione sulla navetta Explorer, per conto dell'Esa. Mi trovo nello spazio fra la Terra e Marte, molto più vicino a quest'ultimo. Per quanto è a mia conoscenza potrei essere l'ultimo rappresentante della razza umana ancora in vita, forse ancora per poco.

Trasmetto questo messaggio nella speranza che vi siano altri sopravvissuti, e che possano mettersi in contatto con me per alleviare quel mostruoso senso di oppressione che sento al petto.
Non oso pensare al suicidio, non posso permettermelo. Se davvero sono l'ultimo essere umano ancora cosciente, sento il dovere di prolungare il più possibile la mia vita, dovrei forse chiamarla agonia, nella seppur remota speranza che vi sia ancora una possibilità.
Se qualcuno riceve questo messaggio, ed è in grado di rispondere, vi prego di farlo immediatamente.
Riporto la situazione così come ho potuto ricostruire dai messaggi ricevuti e dal silenzio di ogni strumento che ormai prosegue ininterrotto da 64 ore:
Circa 65 ore fa, alle 15.27 del 17 Agosto 2197 ora di Greenwich, ha avuto luogo un massiccio attacco contro il pianeta Terra e la razza umana. Dai messaggi captati nei momenti iniziali dell'attacco non è stato possibile identificare la natura del mezzo usato. Non sono quindi a conoscenza dell'arma che ha messo in ginocchio l'umanità. L'ultimo rapporto da me ricevuto riferisce enormi esplosioni sparse sul globo, senza un disegno logico apparente.
Base Luna affermava di vedere sulla superficie dell'Oceano Pacifico un notevole numero di sfere di luce grandi come la Francia. Ma il rapporto successivo, esteso a tutto il sistema riferiva l'impossibilità di visualizzare altro, a causa della massa di vapore che ha avvolto il pianeta, dovuta presumibilmente al vapore acqueo sviluppatosi da quelle che possiamo ragionevolmente dedurre essere state delle esplosioni devastanti di origine sconosciuta. Dopo circa un'ora dall'inizio dell'attacco Base Luna ha smesso di inviare rapporti, da quel momento, sono isolato da qualunque contatto con altri esseri umani.
Mi sento di escludere si sia trattato di un attacco nucleare sferrato da una delle potenze terrestri. Tale velocità e coordinazione, tale devastazione, sono evidentemente il frutto di una programmazione precisa e di una volontà atroce: la completa sterilizzazione del pianeta Terra. I miei strumenti non mi consentono di avere immagini della Terra o della Luna, per cui non posso verificare, ma il silenzio angosciante nel quale sono prigioniero da più di due giorni rafforza l'orribile immagine di un pianeta distrutto e trasformato in poche ore nel vero gemello di Venere.
Nel vuoto delle oceaniche distanze che separano i pianeti del sistema solare, il piccolo veicolo dai riflessi argentei prosegue la sua rotta da due mesi. Nessun contatto, nessuna risposta.
L'astronauta, che dopo l'attacco aveva tentato di comunicare con quanto restava della sua specie, è solo il pallido ricordo di ciò che un tempo era l'orgoglio dell'umanità. La ormai sporca cabina in cui è confinato accoglie quanto resta dell'orgoglio di una razza che, fin da quando esiste una traccia scritta, riporta memoria di gloriose ascese seguite da devastanti cadute.
L'uomo, solo fra le pareti di un guscio che lo isola dall'immensità del nulla, alterna brevi attimi di lucidità ad ore, giorni, in cui il sonno si sussegue alla veglia, senza che apparentemente la sua coscienza possa rilevare la differenza.
Nelle sterminate ore di solitudine in cui si trova costretto nel suo viaggio, nell'oblio e nella sofferenza del ricordo degli affetti spezzati, la domanda che tormenta l'ultimo uomo è travolgente nella sua banalità e sconfortante per l'impossibilità di trovare una risposta: Chi? Quale essere, quale Entità, o quale specie aliena, può aver cancellato in un'ora, una breve, insignificante ora, milioni di anni di evoluzione e di vita sul pianeta terra. Quale dio può essere l'artefice della completa cancellazione di una razza giovane e piena di speranza, proprio nel momento in cui sembravano finalmente superati i problemi che da decenni pesavano come una spada di Damocle sull'esistenza dell'umanità? Era solo un caso se, proprio all'alba di una nuova era di esplorazione spaziale, di progresso scientifico, di rinascita morale, la specie umana veniva cancellata dalla corsa alle stelle?
Il residuo di coscienza che ancora accende le sue sinapsi non riesce a convincersene. No, la sterilizzazione è stata voluta! Nel momento in cui l'umanità si accingeva ad alzare lo sguardo oltre i limiti della propria orbita planetaria, coscienze più vecchie, più antiche, più potenti, devono essersi arrogate il diritto di spezzare l'umanità e radere al suolo ogni speranza.
Come si fa con una colonia di formiche, che dal giardino cominciano ad esplorare i bordi della casa e tentano di entrare dove non è loro consentito. La disinfestazione è avvenuta senza nessun avvertimento, non si comunica con chi non è in grado di riconoscere come cosciente, l'agricoltore non avvisa i parassiti che li ucciderà se si poseranno sulle sue piante, lo fa e basta. Terrificante, orribile, allucinante, delirante... Eppure la razza umana è stata sterminata come un semplice parassita. La mente non può reggere il tentativo di immaginare una potenza tale da poter bruciare un pianeta intero come fosse un cumulo di sterpaglie, vacilla nel tentativo, e infine si arrende sola e sperduta, come una piccola e sola navetta che viaggia da mesi verso una destinazione ormai priva di significato.
Qui il Comandante Aretino, riprendo le comunicazioni. Cinque minuti fa gli strumenti hanno captato un oggetto in avvicinamento. Non so cosa sia, ma sembra diretto in collisione con l'Explorer. Temo si tratti di una massa vagante destinata ad investire in pieno il mio veicolo.
Dagli schermi posso vedere che l'oggetto non è naturale. Ripeto: l'oggetto non è naturale, è di evidente natura artificiale. Se mi ricevete, identificatevi. Sono il Comandante Giuseppe Aretino, sulla navetta Explorer dell'Esa...
La mostruosa verità si fa strada nella mente dell'uomo. Per un attimo la speranza di poter essere salvato, di aver trovato altri uomini con cui essere a casa, al sicuro, aveva risvegliato in lui la speranza di un futuro. Ma il silenzio, l'assenza di ogni messaggio, e le forme aliene del veicolo in avvicinamento si portano alla sua coscienza travolgendo i suoi istinti e bruciando ogni traccia di autocontrollo.
AIUTATEMI! VI PREGO, CHIUNQUE SIA IN ASCOLTO, SONO QUI. SONO LORO, LO SENTO, LO VEDO, SONO LORO! MI VENGONO A PRENDERE, VI PREGO, VI SUPPLICO, SALVATEMI. NON POSSO, NON VOGLIO CHE MI PRENDANO! VI PREGO!
Le grida attraversano gli spazi enormi caricando l'etere della tragica tensione, del terrore dell'ignoto.
Ai confini del sistema, una nave di dimensioni enormi, se paragonata all'Explorer, ma insignificante per le distanze interstellari, riceve il terrificante messaggio. Nessuna risposta.
SONO QUI! SONO ARRIVATI! LI SENTO! MI HANNO AGGANCIATO, LI SENTO! STANNO ENTRANDO! VI PREGO! AIUTATEMI! SONO SOLO! AIUTATEMI!!PER FAVOREEE! ECCOLII! AIUTOOOOO!
Miliardi di chilometri più in là, dove gli uomini ponevano il simbolico confine del proprio sistema, la solitaria, imponente, astronave Aenea prosegue il suo silenzioso viaggio verso le stelle.
Il Comandate, con una mano sul viso, placa gli ultimi brividi scatenati dal messaggio dell'Explorer. Sconvolto dall'orribile destino di un uomo la cui unica colpa è stata quella di sopravvivere, gravato dal peso di averlo abbandonato al suo destino, eppur consapevole che nulla avrebbe potuto fare per lui.
Nonostante l'immensa distanza che li separa, il vero problema è, e lo è stato fin da subito, il rischio che le comunicazioni potessero essere intercettate. L'Aenea deve viaggiare nel più totale silenzio. Nessuna emissione non strettamente necessaria deve mostrare traccia della sua esistenza. Non si può sapere se gli esseri che hanno sterminato l'umanità siano in grado di rilevare la sua esistenza, ma certamente non si può facilitare loro il compito mostrandosi usando le onde radio.
Nei due mesi passati dal primo messaggio dell'Explorer, il pensiero di quell'uomo abbandonato a se stesso ha sfidato la determinazione dei pochi scelti per essere l'ultima, e unica, speranza del genere umano. Quando si era fatta strada in alcuni scienziati l'idea che esseri al di là di ogni immaginazione scrutassero la Terra e sorvegliassero il cammino del suo popolo, si era tentata la strada più disperata: un grande, e oscuro, progetto per lanciare la prima astronave interstellare capace di spargere il seme dell'umanità fra le stelle.
Sembrava ingenuo, assurdo forse, che chi avrebbe voluto impedire all'uomo di espandersi oltre il proprio sistema, avrebbe potuto permettere l'esistenza di quella che, in fondo, era proprio la causa dello sterminio, l'acquisita capacità umana di raggiungere altri mondi. Ma non si poteva trascurare quella tenue speranza, e non si poteva prevedere il comportamento di esseri che andavano oltre ogni comprensione umana. C'era stato persino chi aveva ipotizzato che in fondo fossero stati proprio loro ad insinuare nelle menti degli scienziati la consapevolezza del terribile rischio che l'umanità correva, la terrificante minaccia dell'annientamento, allo scopo di permettere una piccola, quasi insignificante, via di fuga alla razza umana.... E in fondo... Chi poteva sapere... Chi poteva capire...
Il comandante prende un profondo respiro, si alza dalla sedia su cui è abbandonato e si avvia verso le sale comuni. Ha bisogno di allontanare la tristezza dalla sua coscienza. In fondo è sua responsabilità assicurare che la nave prosegua il suo viaggio, e dia speranza a una umanità distrutta, ma forse ancora in grado di risorgere, alla fine di un lungo viaggio altrove... Lontano dalla propria culla, troppo presto rivelatasi una prigione mortale. Un viaggio forse eroico, epico. Il comandante quasi riesce a sentire la voce di Omero narrare la tragica storia umana, e la tenue speranza di un futuro lontano dai capricci e dalle guerre degli Dei.
Eppure, sempre più spesso, tornando con la mente all'assurdità di una fuga che non ha forse nessuna spiegazione realisticamente comprensibile, non può fare a meno di sentirsi solo un burattino, come un pezzo degli scacchi, all'interno di una colossale, eterna, partita. Giocata da entità che non riesce a pensare se non come Dei, le cui imperscrutabili motivazioni appaiono terribili e crudeli capricci agli insignificanti occhi dell'umanità. E la rabbia, mescolata all'impotenza, porta via la sua mente, ed il suo pensiero segue lo sguardo perso oltre le pareti della nave, verso le stelle, verso l'ignoto... Verso l'altrove!
Or tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole. E avvenne che, mentre si spostavano verso sud, essi trovarono una pianura nel paese di Scinar, e vi si stabilirono. E si dissero l'un l'altro: «Orsù, facciamo dei mattoni e cuociamoli col fuoco!». E usarono mattoni invece di pietre e bitume invece di malta. E dissero: «Orsù, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo, e facciamoci un nome, per non essere dispersi sulla faccia di tutta la terra». Ma l'Eterno discese per vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. E l'Eterno disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti la medesima lingua; e questo è quanto essi hanno cominciato a fare; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare. Orsù, scendiamo laggiù e confondiamo la loro lingua, affinché l'uno non comprenda più il parlare dell'altro».Così l'Eterno li disperse di là sulla faccia di tutta la terra, ed essi cessarono di costruire la città. Perciò a questa fu dato il nome di Babele, perché l'Eterno colà confuse la lingua di tutta la terra, e di là l'Eterno li disperse sulla faccia di tutta la terra. (Genesi 11,1-9)

domenica 16 novembre 2014

Abbiamo creduto d'intenderci...

 Ma il guajo è che voi, caro mio, non saprete mai come si traduca in me
quello che voi mi dite. Non avete parlato turco, no. Abbiamo usato, io
e voi, la stessa lingua, le stesse parole.
Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote?
Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, ne dirmele; e io,
nell’accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo
creduto d’intenderci; non ci siamo intesi affatto. 
Luigi Pirandello

Capita che in un tardo pomeriggio domenicale decidi di riguardare qualche episodio di un vecchio telefilm tardo-adolescenziale. Inutile negare che quella roba è una droga, passi il tempo a chiederti perché stai a guardare dei mocciosi che fanno gli esistenzialisti giocando con la propria vita, quando potresti spegnere tutto e andare a vivere la tua, di vita. In ogni caso resti con gli occhi fissi sullo schermo, distogliere l'attenzione è impossibile, aspetta che è un bel casino, questa si è innamorata del ragazzo della sua migliora amica... e ora come si risolve?
Ecco! Sono cose alle quali da ragazzino non pensi, quando di fronte a certi telefilm ci passavi davvero tutti i pomeriggi, ma dietro a quella storia ci sono degli attori che recitano un copione, un copione scritto da sceneggiatori interessati a continui problemi e incompresioni allo scopo di tenerti incollato alla trasmissione, arrabbiato con tizio, a solidarizzare con caio, a chiederti perché nessuno vuole capire che sarebbe così facile mettersi daccordo. Eh sì, facile sarebbe facile... ma poi chi se lo guarà più il telefilm se tutto si appiana? Se tutti sono felici e contenti la baracca chiude, quindi tocca litigare e rifiutarsi di capire.
E appunto a questo pensavo stasera: alle stupide incompresioni, ai momenti in cui basterebbe provare a spiegarsi, basterebbe restare un attimo ad ascoltare le ragioni dell'altro e provare a concedere il beneficio del dubbio. 

Questa cosa orribile, che fa veramente impazzire: che se siete
accanto a un altro, e gli guardate gli occhi [...] potete figurarvi
come un mendico davanti ad una porta in cui non potrà mai entrare: chi
vi entra, non sarete mai voi, col vostro mondo dentro, come lo vedete e
lo toccate; ma uno ignoto a voi, come quell’altro nel suo mondo
impenetrabile vi vede e vi tocca. 
Luigi Pirandello

Tutte quelle volte in cui ci siamo arrabbiati con qualcuno e abbiamo rifiutato di ascoltare le sue ragioni, tutte le volte in cui siamo rimasti delusi da qualcuno e ce ne siamo andati, lasciandoci tutto alle spalle, senza chiedere perché, ogni volta abbiamo privato una persona dell'occasione di spiegare, di scusarsi, e ci siamo privati noi stessi dell'occasione di capire e, magari, di perdonare.
Non voglio certo dire che ci si possa sempre chiarire, alle volte pur essendo in buona fede siamo semplicemente troppo diversi per riuscire a trovare una reciproca comprensione. E ci sono purtroppo volte in cui dare fiducia a qualcuno e concedere una seconda possibilità si rivela un errore che si rimpiange per motlo tempo. Insomma è sempre difficile fare la scelta giusta, del resto è della nostra vita che parliamo... e non è un telefilm.

Confidarsi con qualcuno, questo sì, è veramente da pazzo!
Luigi Pirandello

Pirandello mi è particolarmente caro, leggerlo è come scoprire che qualcuno ti conosce meglio di quanto tu conosca te stesso.
Mi sorprende il fatto che le tre citazioni che ho scelto sono le stesse che ho usato in un post che per quanto mi riguarda traccia un solco nella mia vita. Si tratta di un intervento del 6 giugno 2009, l'ultima delle mie, per qualcuno famose, "puntate". Sono passati cinque anni, ma è come se fosse cambiato tutto rispetto al periodo che precedette quella "puntata", mentre così poco sono cambiato dalla persona che ha scritto quello sfogo. In un certo senso il tema è simile. Per chi fosse interessato, potete trovare a questo link  il pezzo a cui mi riferisco.
Grazie di essere passati.


giovedì 13 novembre 2014

L'Europa,la stele di Rosetta e le meraviglie che non ti aspetti



Magari vi è sfuggito, ma ieri (12 Novembre 2014) abbiamo vissuto un giorno che segna la storia (o almeno lo speriamo, siamo ottimisti da queste parti). 
Ieri, infatti, l'ESA (European Space Agency) ha conseguito con successo una missione che traccia un solco. Non essendo un esperto non mi dilungherò sui particolari, per i quali vi rimando a persone ben più preparate di me sull'argomento come link2universe e scientificast, mi prendo però un piccolo spazio per spiegare, a chi non conosce l'argomento neppure superficialmente, che cosa vuol dire questa fantastica impresa per tutti noi.

Per la prima volta si è riusciti ad agganciare una cometa, fissando alla sua superficie un lander che raccoglierà e analizzerà dei campioni della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko.
Avete capito bene... ho detto esattamente per la prima volta! Non ci hanno mai provato neppure gli Americani, che pure sono stati anche sulla luna (e secondo alcuni l'hanno abbandonata perché non vi hanno trovato il petrolio). Si tratta di una missione lunghissima, durata un decennio, ma in pratica ponderata da più di vent'anni. 
Per aiutarvi a capire l'enorme difficoltà nel realizzare quello che gli scienziati europei hanno realizzato vi faccio questo esempio: 
Immaginate di essere una mosca che vola tranquilla sull'erba di un campo di calcio. A un certo punto Roberto Carlos (per i più giovani diciamo Cristiano Ronaldo) calcia una punizione e a voi viene il pallino di riuscire a posare le vostre zampette sul quel pallone. Il problema è che quel pallone non solo si muove lungo una sua traiettoria parabolica, ma per giunta ruota pure sul suo asse (le punizioni Roberto Carlos le calciava con un effetto incredibile). Insomma non è un'impresa da nulla per la nostra povera mosca, che poi sareste voi nel mio esempio. A tutto questo aggiungete il fatto che tra il vostro cervello (ok, la mosca ce l'ha piccolino, ma ce lo faremo bastare) e il pallone sul quale dovete effettuare l'operazione ci siano la bellezza di cinquecento milioni di chilometri. Avete mai corso per dieci chilometri? Ecco...moltiplicate per cinquantamila! Una distanza tre volte superiore a quella che separa la Terra dal Sole.
Si tratta di una distanza così immensa che persino la luce impiega quasi mezz'ora a percorrerla! (E io mi sento figo quando in mezz'ora faccio cinque miseri chilometri). Avete capito adesso? Realizzare quest'impresa non era difficile... era fottutamente difficile. Ecco allora giustificata l'euforica espressione di Andrea Accomazzo, il direttore delle operazione di volo, che potete ammirare nel video al minuto 0.40


Qualcuno adesso si starà chiedendo: -ma a me che me ne frega di quello che c'è su una stupida cometa? 
Stupido sarai tu, risponde la cometa! Ma andiamo con ordine e cerchiamo di spiegare:
In un certo senso della composizione di una cometa può effertivamente non importarvi, a parte la semplice e pura curiosità intellettuale, ma oltre al fascino della scoperta e dell'esplorazione (volete davvero dirmi che non vi bastanto?), si tratta di una conquista importantissima innanzitutto a livello di immagine.

L'Europa è riuscita ad arrivare per prima in qualcosa a cui gli americani avevano rinunciato, vi sembra poco? Stiamo sempre a dire che gli americani sono più bravi e capaci, che i cinesi conquisteranno il mondo, che i giapponesi sono i più bravi in quanto a tecnologia... E invece ecco a voi quello che può fare l'Europa quando lavora unita.
 
Sì vabbè, ma tutto questo carrozzone quanto c'è costato? C'è crisi e non possiamo mica buttare i soldi a caccia di comete! E allora per tutti quelli che già si lamentano di come vengono spesi i loro soldi ecco a voi le cifre:La missione Rosetta è costata 1.4 miliardi di euro. Sono 3.50 euro per ogni cittadino (sparsi come 0.20 euro ogni anno tra il 1996 e 2015). Il costo di un biglietto al cinema è tranquillamente il doppio di questo. 
Vi sembra ancora troppo? Siete fra quelli che continuano a pensare che in ogni caso son soldi buttati quando c'è gente che muore di fame e ci sono migliaia di malattie per cui la gente muore? Allora sappiate che se milioni di persone oggi possono scoprire di che morte dovranno morire (o guarire) attraverso una semplice TAC o una Risonanza Magnetica è precisamente grazie alle ricerche e alle esplorazioni spaziali
Fatevene una ragione, razza di decerebrati molluschi affetti da miopia, senza la ricerca in campo spaziale vostro padre sarebbe morto vent'anni prima a causa di quel tumore altrimenti invisibile, convincetevi che se il medico vi ha invitati a fare una bella risonanza al ginocchio e grazie a quelli che hanno sprecato le vostre tasse per arrivare sempre un po' più lontano.
E non dimentichiamoci dei forni a microonde o dei navigatori satellitari, come anche dei telefonini, delle fotocamere digitali, delle tute ignifughe dei pompieri e del vostro computer. Senza l'esplorazione spaziale tutto questo non ci sarebbe. Niente! Nisba! Niet! 
Inutile proseguire, il concetto immagino sia chiaro. L'importanza della ricerca è assoluta, non solo in ambito spaziale. Non esistono diversi ambiti del sapere, esiste quello che noi classifichiamo per poterlo studiare più comodamente. Non si può mai sapere quali conseguenze deriveranno da una scoperta e, del resto, quando Verne scriveva il suo "Viaggio dalla Terra alla Luna" non pensava certamente che grazie allo sforzo di realizzare un simile sogno un giorno i suoi nipoti avrebbero potuto videochiamare in diretta dalla Francia all'Australia grazie a Skype per raccontare di come quella Tac ha permesso al chirurgo di salvare la vita della piccola di casa.
Adesso, quando vedrete qualcuno che cerca di superare un limite, quando qualcuno vi dirà "voglio andare dove nessuno è mai stato e fare quello che nessuno è mai riuscito a fare", non chiedetevi che cosa ne può guadagnare, ma spostate lo sguardo verso l'orizzonte e preparatevi a sognare.

venerdì 7 novembre 2014

Metti una sera, una luna e un aereo. E la spazzatura da buttare...

Metti che stasera mi tocca andare a buttare la spazzatura. Metti che la strada è buia perché da qualche giorno qualcuno si diverte a usare lo spegnino per strada. Metti che allora uno alza lo sguardo. Opperòmachebellezza! C'è la luna! E che luna! E metti che ti fai tutta la strada a guardare come uno scemo quel pezzo di terra che sta lassù in cielo, magari provando anche un pochino di invidia per chi c'ha pure fatto due passi mentre a te tocca buttare la monnezza in via Cogoleto. 
Diciamocelo, sarà pure un pezzo di terra arida e dal clima insalubre, ma non è che poi quaggiù si stia poi benissimo, insomma un viaggetto ce lo si farebbe volentieri. E comunque non volendo annoiarvi con certi pensieri ritorno all'affascinante racconto delle mie gambe che affrontano le impervie difficoltà di via Cogoleto e delle mie mani che eroicamente sopportano il peso dell'immenso fardello. 
Essìpperò che dopo aver compiuto il glorioso gesto, mentre sto andando al trotto, o forse al galoppo, verso casa mi capita di vedere delle luci nel cielo che solcano l'aria come lo sgombro con cui ho cenato stasera, poraccio lui, solcava l'acqua fino a qualche giorno fa (un minuto di silenzio per lo sgombro, non si dica che non ho un cuore, oltre che uno stomaco).
Insomma non vi nascondo che l'associazione luna-aereo in volo mi ha affascinato. Sarà banale, abusata, ma è  qualcosa che colpisce se ci si pensa. In una sola immagine troviamo una delle più grandi realizzazioni dell'ingengo e delle abilità umane insieme a quello che è al momento il punto più lontano raggiunto fisicamente dalla specie umana nella sua totalità. E io intanto vado a buttare la spazzatura... Che il destino (ma chi te l'ha chiesto) abbia voluto dirmi qualcosa?
Vabbè, facciamo finta di niente, se vuole dirmi altro mi scriva su wapp, oppure lasci un commento.
Quello che mi è venuto in mente è che sarà banale, sarà abusato, ma la nostra specie è in grado di fare grandi cose. Ma grandi sul serio. Ecco, forse è il momento di ricordarci che la grandezza di una civiltà non si misura, solamente, dalla quantità di spazzatura che produce. Là fuori, ma pure qui dentro, c'è un mondo, anzi un universo (e forse anche più).

 
Il sogno dell'ingegnere tedesco (Von Braun, sognava una missione su Marte) doveva realizzarsi nel 1980. Invece è rimasto incompiuto, si dice per ragioni economiche. Eppure la missione militare americana in Iraq è costata trentacinque volte quello che sarebbe costata una missione verso Marte con la costruzione di una cupola sul pianeta rosso. Non sono i soldi che mancano. È il profilo culturale che si è abbassato, è la capacità di sognare che è diventata asfittica. Ma la storia è così, segnata da corsi e ricorsi: se ci crediamo, il grande viaggio può ricominciare.

Paolo Aresi, robot 66 pag. 139




 Sì, forse è soltanto una beffa colossale, senza scopo. Ma ti posso dire questo, qualunque sia la risposta finale: ecco davanti a te una scimmia che ha cominciato ad arrampicarsi, e continuerà a farlo, a guardarsi intorno per vedere tutto il possibile, finché l'albero la sosterrà. 
Robert Anson Heinlein, I Figli di Matusalemme

Grazie Bob, c'è chi vive pur essendo morto...




domenica 2 novembre 2014

Il Mondo di Sofia


L'unica cosa di cui abbiamo bisogno per diventare bravi filosofi è la capacità di stupirsi.

Immaginate di ricevere nella posta delle lettere misteriose in cui un altrettanto misterioso signore decide di illustrarvi la storia della filosofia occidentale. Strano? In effetti... Divertente? Forse. Curioso? Decisamente.
È quello che succede a Sofia nel romanzo "Il Mondo di Sofia", appunto, di Jostein Gaarder. La quattordicenne Sofia, alle porte del quindicesimo compleanno, trova delle lettere misteriose e inizia un viaggio attraverso i secoli e la storia del pensiero occidentale,cominciando dai greci fino ad arrivare ai giorni nostri.
Vi dico subito che la piccola Sofia appare in effetti molto più piccola dei suoi quindici anni, ricorda più una dodicenne, ma è giusto ricordare che il romanzo è stato scritto nel 1991 e di acqua sotto i ponti ne è passata da allora.
Fatta questa premessa il romanzo, che unisce la narrazione con la filosofia, è godibilissimo, interessante e curioso allo stesso tempo. Lo scrittore norvegese si serve dell'intreccio per trasformare quella che sembra una semplice scuola di filosofia per corrispondenza in qualcosa di più complesso e affascinante. Sofia e Alberto, il maestro, si ritrovano infatti loro malgrado a scoprire di essere in realtà il parto della mente del padre di Hilde, la quale a sua volta ha la stessa età di Sofia.
Vi siete persi? In poche parole il padre di Hilde è un in missione per conto dell'Onu in Libano e decide di regalare alla figlia Hilde un libro di filosofia per ragazzi. Siccome però non trova nulla di adatto in libreria decide di scrivere lui un bel romanzo che attraversi il pensiero filosofico occidentale e regalarlo alla piccola Hilde per il suo compleanno. Sofia e Alberto sono quindi l'espediente inventato dal padre di Hilde per raccontare la sua storia. Ovviamente Sofia e Alberto riusciranno a scoprire questa verità e la loro sorpresa si tramuterà presto in rabbia, oltre a diventare a sua volta un ulteriore espediente narrativo per affrontare i temi della libertà umana, dell'identità, della coscienza e dell'esistenza.
Ci troviamo di fronte a un libro nel libro, un primo approccio alla filosofia che potrebbe incuriosire chi non ha mai avuto l'opportunità di approcciarla a scuola. Per chi invece è più esperto potrebbe essere comunque un bel romanzo, che riporterà la memoria ai tempi in cui certe domande ce le si poneva in solitudine per paura di risultare strani agli altri ragazzini, oppure se ne parlava in compagnia in una serata in cui ci si era sbottonati un po' più del solito.

Per molte persone il mondo è incomprensibile nello stesso modo in cui è impossibile capire come il prestigiatore possa estrarre un coniglio da un cappello a cilindro che un attimo prima era assolutamente vuoto.

Si tratta di un romanzo per i curiosi, per quelli che "vorrei ma Kant dopo cena mi risulta indigesto". Una introduzione, leggera e divertente, nulla di più, ma potrebbe essere un azzeccatissimo regalo per le vacanze di natale di un bambino particolarmente curioso e intelligente.

Per Sofia la filosofia era terribilmente eccitante perché riusciva a seguire tutto con la propria testa, senza essere costretta a ricordare quello che aveva imparato a scuola. Giunse così alla conclusione che in realtà la filosofia non è qualcosa che si può imparare: si poteva invece imparare a pensare filosoficamente.


Se siete curiosi, o se semplicemente volete ritrovare i vecchi temi sempre cari con un pizzico di leggerenza, con questo libro ritornerete bambini. Ritroverete il curioso che c'è in voi, che troppe volte ci lasciamo indietro crescendo.
Buona lettura!