giovedì 23 ottobre 2014

Dimenticare...

Ed eccomi di nuovo a scrivere, di nuovo a riempire questo spazio con poche righe come a esorcizzare il vuoto degli spazi tra cose e persone.
Mi capita continuamente di aver qualcosa da dire, ma non è poi così semplice tradurre quel bisogno interiore in frasi e parole adatte alla forma scritta. Oggi il mio scrivere sarà finalizzato a introdurvi una questione, una domanda di quelle insidiose, di quelle a cui, spesso, è difficile capire veramente quale risposta si desidera dare.
Tante volte nella nostra vita abbiamo vissuto momenti brutti, tristi, tragici o magari semplicemente imbarazzanti. Credo sia umano a volte desiderare l'oblio della memoria, sperare con tutto il cuore che un giorno si potrà dimenticare il dolore, la sofferenza, l'immagine di quel qualcosa che a volte ritorna nei nostri incubi. E se per quanto riguarda le esperienze imbarazzanti in fondo è solo una questione minore, vi sono dolori che fanno ancora più male quando vengono rivissuti, quando ci attraversano nuovamente in ogni azione, in ogni immagine, profumo o luogo che ci riporta alla mente un evento doloroso. Penso alla morte di una persona cara, a un evento che ha segnato in negativo la nostra vita, a un fallimento che ci ha indirizzati verso una strada in salita, a una forte delusione.
Dimentica, si dice, dimenticherai e passerà. Ma è veramente così? Davvero dimenticare è la soluzione, o anche solo un aiuto? O forse il dimenticare diventa solo un modo per fare quello che è "esci senza salvare" nel mondo dei videogiochi? Il dimenticare non è un tentativo di rinunciare a una linea vissuta per tornare indietro a ciò che eravamo prima di fare quella scelta o di subire quell'evento che il fato ci ha posto sul cammino? In questo caso però dimenticare non significa rinunciare a noi stessi? Desiderare l'oblio della memoria non è in fondo un po' il desiderare di essere un'altra persona? In fondo siamo ciò che siamo perché le nostre esperienze ci hanno reso tali. Siamo la risultante di una complessa interazione tra genetica e ambiente, nature e nurture, natura e allevamento. E quindi rinunciare ai ricordi, alle ferite e alle cicatrici non è in fondo rinunciare a qualcosa di noi?

 RICORDARE: Dal latino re-cordis, ripassare dalle parti del cuore.
 Eduardo Galeano

Forse è per questo che è così difficile dimenticare, forse è per questo che a volte ci si aggrappa ai ricordi, per quanto siano dolorosi, senza volerli lasciare andare. Siamo individui dotati della capacità di fissare i ricordi, di costruirci una sorta di diario personale a cui attingere per tracciare la propria storia. Ogni volta che dimentichiamo perdiamo qualcosa, ci lasciamo indietro un pezzo di vita che ha fatto di noi ciò che siamo. E non c'è nulla di più doloroso del perdere il proprio io, niente di più terrificante dell'accorgersi che ciò che siamo sta lentamente scivolando via, come purtroppo sanno bene coloro i quali hanno dovuto gestire un parente, un genitore, al quale l'Alzheimer ha portato via memoria, la mente, l'identità.
Il dolore per ciò che si è dimenticato non è sempre avvertibile quando si è già dimenticato, perché banalmente non si conserva il ricordo di quel qualcosa che non esiste più, al contrario è il processo di rimozione, l'attimo in cui ci accorgiamo che stiamo perdendo qualcosa, che stiamo lentamente scordando una parte della nostra vita, è quello il momento in cui con orrore ci accorgiamo che stiamo piano piano morendo.

 Ricordare e dimenticare sono parte dello stesso processo mentale. Scrivere un dettaglio di un evento è non scriverne un altro (a meno di continuare a scrivere all'infinito). Ricordare una cosa è lasciare scivolarne un'altra nell'oblio (a meno di continuare a rievocare all'infinito). 
Jonathan Safran Foer

E se è fisiologico il sostituire lentamente l'io attuale con quello che verrà, in fondo è un semplice percorso di evoluzione e trasformazione idetificabile con la vita stessa, dimenticare significa comunque per l'individuo morire, pur rinascendo allo stesso tempo nel momento in cui al processo di rimozione si accompagna la fissazione di nuove esperienze.
Ma adesso veniamo al dunque, vi pongo la domanda:Avete mai desiderato dimenticare? E al contrario avete mai desiderato non dimenticare? C'è qualcosa che vorreste gettare via, o qualcosa, qualcuno, che vorreste avere ancora con voi?.
Vi lascio a una citazione tratta da un bellissimo racconto letto durante un viaggio in Austria, oggi come dieci anni fa continua a sembrarmi una sorta di monito.

Per quanto siano dolorosi i ricordi, dimenticare significa morire. E, nella misura di tutte le cose, nulla che sia davvero vivo vuole davvero morire.Richard Chwedyk, La Misura di Tutte le Cose.

  Se vorrete condividere i vostri pensieri sarete i benvenuti. Ci vediamo nei commenti.

1 commento:

  1. Penso che ognuno di noi abbia vissuto delle esperienze che preferirebbe dimenticare. Io stessa potrei avere qualche ricordo che preferirei rimuovere definitivamente, anche solo per smettere di soffrire... ed essere quindi di nuovo felice. Tuttavia, la felicità è qualcosa di non semplice da raggiungere... e di certo non la si ottiene cancellando dalla propria memoria un evento doloroso.
    Questo tuo intervento sulla memoria mi ha fatto venire in mente un telefilm che sto seguendo... la protagonista ha fatto in modo che venisse cancellato dalla sua mente il ricordo dell'uomo che ama (deceduto), o meglio, ha voluto che le venisse strappato via il ricordo del sentimento che l'aveva legata a lui... così che rimanesse il vuoto, una mera e fittizia felicità, al posto del dolore dovuto alla perdita. Questa cosa mi ha fatto riflettere... io avrei fatto come lei? Penso che chiunque, avendone la possibilità, avrebbe approfittato dell'opportunità di dimenticare qualcosa di così doloroso, forse anche io stessa. Tuttavia, credo anche che non tutti avrebbero ceduto alla tentazione... e sinceramente io avrei preferito far parte di questa categoria di persone, perché le esperienze vissute sono ciò che ci ha reso quello che siamo. I ricordi, belli o brutti che siano, fanno parte di noi... ecredo che vadano preservati, qualunque sia la loro natura. Non vorrei mai ritrovarmi come la protagonista del film The Notebook, ispirato ad un romanzo di Sparks, che aveva completamente dimenticato chi era e chi era l'uomo che giorno dopo giorno le raccontava una bellissima storia d'amore, la loro.
    Voglio ricordare ogni cosa... ogni esperienza vissuta, felice o dolorosa, può aiutarmi ad affrontare quelle che verranno.

    V.

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