giovedì 12 febbraio 2015

Giusto qualche parola

Non devo aver paura.
La paura uccide la mente.
La paura è la piccola morte che porta con sé l'annullamento totale.
Guarderò in faccia la mia paura.
Permetterò che mi calpesti e mi attraversi, e quando sarà passata non ci sarà più nulla,
soltanto io ci sarò.

È più facile ridere in faccia alla paura e sfidare la morte quando hai una famiglia che ti vuole bene, degli amici che si dimostrano presenti e soprattutto una sorella speciale che si nutre del coraggio che mostri e si trasforma in guardia del corpo. Da solo è facile farsi prendere dallo sconforto, con chi ti vuole bene accanto il coraggio è semplice fiducia. 
Ti voglio bene Vittoria, sorellina mia.
Amare non è un privilegio, è solo abilità. È ridere di ogni problema, mentre chi odia trema.
Con queste parole, qualche giorno fa, ringraziavo mia sorella per tutto il supporto che mi ha dimostrato nei giorni precedenti.
Molti di voi lo sapranno già: nel pomeriggio del 26 gennaio mi sono recato in pronto soccorso a causa del mal di testa cronico che mi affligge dai giorni precedenti il Natale trascorso. Gli ultimi li avevo trascorsi cercando di sopportare il dolore a via di bustine di antidolorifico prese al ritmo di una ogni 5-6 ore, senza alcun risultato. Così, accompagnato da mia sorella, vado in pronto soccorso dove alla fine il medico si decide a farmi fare una TAC per scrupolo. Con sorpresa di tutti viene fuori che ho un ematoma subdurale. Per chi non è avvezzo al termine si tratta di una raccolta di sangue sotto lo strato più esterno delle meningi, cioè la struttura che avvolge il cervello e lo protegge e che si trova subito sotto il cranio.
Bisogna operare. L'intervento in effetti è piuttosto semplice, richiede poco più di una mezzoretta e si fa in anestesia locale.
Non voglio tirarla troppo per le lunghe, ma in poche parole in sala è andato tutto bene e adesso sono a casa.
Lo scopo di questo intervento però non è quello di raccontarvi l'intervento, ma bensì di ringraziare quanti di voi mi hanno mostrato la loro vicinanza e il loro affetto in questa settimana.
Non farò molti nomi, perché dovrei fare una lista lunghissima con il rischio, o meglio la certezza, di dimenticarne qualcuno per strada. Al contrario mi limiterò a ringraziarvi tutti, insieme, per il vostro supporto e per il vostro calore.
In questa sede però, permettetemelo, vorrei ringraziare tre persone che particolarmente mi sono state accanto nei primi momenti. Mi riferisco ovviamente a mia sorella Vittoria che è stata semplicemente il mio angelo custode per tutto il periodo pre e post intervento.Mi è stata accanto in ogni passo preoccupandosi di rendere semplice il difficile.
Le altre due persone che voglio ringraziare pubblicamente sono due colleghe, e soprattutto due amiche, Emma e Francesca. Entrambe sono state accanto a me, e a Vittoria, sia con la semplice presenza che prodigandosi per le piccole necessità che sorgono in questi casi.
Al contrario di quanto a volte si dice in giro i veri amici si vedono nel momento del bisogno. Chi ti vuole bene è il primo a correre quando serve, a dare una mano nel momento del bisogno.
Grazie a tutti, grazie a chi c'era quella sera, a chi c'è stato i giorni successivi e a chi c'è stato anche solo con una telefonata o con un messaggio.
La verità, nuda e cruda, è che se qualcuno tiene a te sarà al tuo fianco nel momento del bisogno. Il resto sono solo chiacchiere, aria fritta, belletto da becchino per rendere presentabile un rapporto deceduto. 
Grazie a chi c'è stato in questi giorni, in mille modi diversi, ciascuno secondo le proprie possibilità. Se nella vita si raccoglie quel che si semina allora spero di poter aiutare tutti voi col vostro raccolto futuro.

Vi lascio con un articolo preso da Le Scienze di febbraio. Giusto due colonne per quelli che ancora rimpiangono i bei vecchi tempi.


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