Quando i soldati nazisti furono interrogati riguardo alle violenze
brutali che usarono nei confronti dei prigionieri "non ariani" molti di
loro risposero:-così ci era stato ordinato, non potevamo fare
diversamente.
A mia memoria nessuna persona
che faccia riferimento all'area "di sinistra" ha mai ritenuto queste
parole una vera giustificazione degna di essere presa in considerazione.
In parole povere si contesta a quei soldati il non aver esercitato il
diritto all'obiezione di coscienza, che obbliga un individuo ad agire
secondo coscienza e disubbidire a un ordine che vada contro i propri
principi morali. Da ciò consegue che se un uomo non rinuncia a
commettere un'azione criminale è responsabile per quell'atto.
Ora
quindi non riesco onestamente a comprendere le grida di sdegno nei
confronti dei medici antiabortisti.
Sfugge forse a
queste persone che nel momento in cui si considera umano un feto è
implicito considerare la sua soppressione come omicidio. Il mio
intervento non vuole tracciare un confine e neppure indicare una
definizione che va ben oltre le mie intenzioni e competenze, si tratta
di un argomento così complesso che è ben difficile affrontarlo con
cognizione di causa e completezza scientifica.
Il succo della
faccenda è che non si capisce per quale motivo un soldato nazista
avrebbe dovuto farsi ammazzare pur di non uccidere un ebreo mentre al
contrario un medico non ha il diritto di dire no a chi richiede
l'uccisione di un essere umano incapace di intendere e di volere.
L'eugenetica nazista è stata terrificante, ma non mi pare che si scherzi
neppure adesso. Solo che stavolta le vittime non gridano.
Anche allora fu tutta questione di definire l'essere umano, di chi meritasse il titolo e chi no.
Forse aiuterebbe cercare di capire il punto di vista altrui, invece di
trincerarsi dietro barricate francamente rivoltanti e infantili. Un tema
così importante meriterebbe ben più rispetto.
Ogni tanto, dopo una mattinata in DH, mia sorella mi racconta di come vi
siano così tante coppie che si sentono consigliare con eccessiva
facilità l'aborto. Si tratta di aspiranti genitori a cui viene detto che
il loro figlio ha una qualche patologia,meglio abortire e riprovarci.
Molte volte si tratta di patologie di poco conto, cose del tutto
trascurabili o curabilissime. Molti genitori non si arrendono e cercando
scoprono che alcune di queste terapie si possono fare nel nostro
policlinico, altri invece accettano il consiglio e scelgono di abortire
e riprovare. Quello che è grave, in tutto questo, è che si inviti una
donna ad abortire con tanta leggerezza, come se si trattasse di cambiare
un vestito. Ormai è culturalmente accettato che l'aborto è una cosa
normale, quasi abituale direi, basta pensare alle tutto sommato recenti
polemiche per una sezione di un cimitero dedicata ai feti nati morti o
abortiti. Poiché una parte dell'opinione pubblica non considera umano un
feto allora è normale eliminarlo subito, non essendoci alcun motivo di
curarlo per farlo star bene. Se voi comprate un'auto e dopo due giorni
scoprite che è difettosa non andate dal meccanico a farla sistemare, ma
tornate dal concessionario e la cambiate.
Questo è quello che succede con l'aborto: se il feto è difettoso si cambia con uno sano e ci si toglie il pensiero.
Considerando sub umano il feto molti professionisti non prendono
neppure in considerazione l'idea che si possa intervenire per curarlo.
Non sono informati sulle terapie esistenti e non sono interessati allo
sviluppo di nuove terapie.
Non pensiate che io voglia schierarmi
dalla parte degli antiabortisti, la mia opinione è ancora ben lontana
dall'essere chiara e limpida sulla faccenda. Quello che considero grave
in tutto questo è l'estrema leggerezza con cui molte persone, e ancora
più colpevolmente tantissimi medici, trattano una questione così
delicata.
In conclusione vi consiglio questo splendido racconto di P.K.Dick. Ancora una volta la fantascienza, altrimenti detta speculative fiction, ci illustra la banalità del quotidiano da un punto di vista allieno. Fidatevi... vale la pena.
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